La figura di Maria Teresa D’Austria, “donna straordinaria, autrice di un progetto più grande di lei che racchiude i segni della modernità”, per dirla con le parole del moderatore Tommaso Cerno, direttore de “L’Espresso”, è stata al centro della tavola rotonda nel palazzo della Regione di Trieste, promossa dalla Regione, con l’Iniziativa Centro Europea (Ince). L’evento è stato organizzato per ricordare i 300 anni della nascita dell’imperatrice. Il dibattito è stato concluso dalla presidente del Friuli Venezia Giulia, la quale ha individuato nella “lungimiranza, modernità e tolleranza” le caratteristiche salienti del regno di Maria Teresa, che ha lasciato una traccia duratura in Trieste e nella regione. “Se ci fosse una classifica, come per i politici moderni, Maria Teresa sarebbe al primo posto”, secondo Ernst Woller, presidente della Commissione cultura del Comune di Vienna e membro del Parlamento provinciale della capitale austriaca. Eppure la sovrana fu al tempo stesso “una donna ambigua”, a giudizio di Woller, o comunque “con luci e ombre”, come ha osservato la presidente della Regione FVG. Certo “fu una grande riformista” – così il console generale d’Austria a Milano Wolfgang Spandinger -, attiva in un contesto plurilingue e di moneta unica antesignano dell’Unione europea. Quest’eredità, oltre che nell’Ue, perdura oggi da un lato nelle Euroregioni, tra cui il Gect Euregio che raccoglie Friuli Venezia Giulia, Veneto e Carinzia – lo ha rammentato Spandinger -, e, d’altro lato, “la stessa fondazione dell’Iniziativa Centro Europa è stata ispirata dal tesoro dell’esperienza degli Imperi Centrali”, come ha ammesso il segretario generale dell’Ince Giovanni Caracciolo di Vietri. Alcuni grandi meriti della sovrana sono stati ricostruiti dal presidente di Assicurazioni Generali Gabriele Galateri di Genola. Dopo che era stato varato il porto franco, Maria Teresa fondò la prima borsa mercantile, avviò l’infrastrutturazione dello scalo, pose le condizioni per la triplicazione della popolazione e del traffico di navi, emanò leggi che favorirono la nascita delle grandi compagnie assicurative in un panorama di settore fino ad allora fragile e attirò imprenditori con la libertà di culto. Combattè – lo ha ricordato Woller – per l’equiparazione tra uomo e donna, forte – come ha evidenziato l’assessore comunale alla cultura di Trieste – di “una consapevolezza del ruolo maturata a già 23 anni e di una visione globale ordinata e avveniristica”, cui va ricondotta “l’intuizione della scolarizzazione obbligatoria”. La portualità deve molto alla sovrana. Oggi, secondo Erik Fabijancic, presidente del Consiglio della Regione Litoraneo-Montana di Fiume, “in una fase segnata dalla crisi dell’identità europea, resta il sogno di una collaborazione tra i porti del Nord Adriatico”. Anche se “i tempi della realizzazione delle infrastrutture non sono i tempi del traffico”, secondo il segretario generale dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico orientale Mario Sommariva, ugualmente le grande traiettorie di sviluppo come la via della Seta indicano che “serve la collaborazione tra i porti in una nuova dimensione per costruire dal sud adriatico una via di penetrazione” ai mercati. La nuova centralità di Trieste e del Friuli Venezia Giulia – tutti d’accordo su questo i relatori – si deve anche alla lungimiranza di Maria Teresa, centralità comprovata nell’immediato futuro da un appuntamento su cui ha posto l’accento Caracciolo di Vietri: Trieste ospiterà – prima città non capitale – il vertice sui Balcani, in programma il 12 luglio.