Medici e ricercatori alla Oregon Health & Science University (Ohsu) sono impegnati per essere i primi a raggiungere il risultato che è quello di arrivare ad un cuore totale artificiale permanente. Di questo ha scritto un testo Monica Panetto sul giornale Il Bo dell’ateneo di Padova. “Oshu è stata la prima università ad avere una valvola cardiaca artificiale e ora puntiamo a essere i primi a sviluppare un cuore totale artificiale permanente. Vogliamo chiudere il cerchio”. A dichiararlo è stato Sanjiv Kaul, direttore dell’Ohsu Knight Cardiovascular Institute e docente di medicina cardiovascolare nella Ohsu School of Medicine, che sta portando avanti il lavoro iniziato da Richard Wampler il quale ha progettato il dispositivo. Va detto che gli scienziati della Oregon Health & Science University non sono gli unici a muoversi in tale direzione. Nello stesso settore di ricerca sta lavorando da tempo anche Padova che potrebbe anche essere più vicina all’impresa rispetto ai colleghi d’Oltreoceano. Negli Stati Uniti è stato approvato un cuore artificiale che può essere utilizzato nei pazienti come soluzione temporanea, in attesa di un trapianto di cuore umano. Ora l’intento è di sviluppare un dispositivo che possa sostituire in modo permanente un cuore malato nella maggior parte degli adulti e dei bambini dai dieci anni in su. Sono state create due versioni del dispositivo, una più grande e una più piccola: la più grande, impiantata nelle mucche, ha dato riscontri positivi. Ora i ricercatori intendono impiantare la versione più piccola del cuore totale artificiale nelle pecore e, se gli esperimenti avranno successo, chiederanno l’autorizzazione per eseguire i test clinici nei pazienti. Si tratta, se raggiunto, di un risultato importante che aiuterebbe a colmare il gap che oggi esiste tra chi necessita di un trapianto e i donatori effettivi. “Padova sta lavorando sulla stessa linea di ricerca della Oregon Health & Science University – ha spiegato Gino Gerosa, direttore della Cardiochirurgia dell’Azienda ospedaliera-Università degli studi di Padova -abbiamo già brevettato l’attuatore che è il meccanismo che permette il funzionamento del cuore artificiale”. In pratica il motore della macchina. Il prossimo passo sarà mettere a punto un motore elettrico miniaturizzato lineare per poter movimentare il dispositivo e successivamente progettare le altre parti del cuore. “Siamo a un buon punto– ha proseguito Gerosa – avendo già brevettato l’attuatore, che è il meccanismo che ci permette di creare un cuore artificiale che sia altamente biocompatibile, silenzioso e di piccole dimensioni, così da poter essere impiantato nella gran parte dei pazienti siano essi uomini che donne, indipendentemente dalle dimensioni corporee e della gabbia toracica”. Per arrivare a questi risultati però servono adeguati finanziamenti. “Abbiamo bisogno di 50 milioni di euro – conclude il cardiochirurgo – per completare il nostro progetto e pensare di poter trasferire un cuore totale artificiale permanente in un paziente nell’arco di cinque anni”. L’unico cuore totale artificiale attualmente disponibile, che il gruppo di Gerosa per primo ha impiantato in un paziente nel 2007, viene utilizzato come soluzione temporanea e inteso come ponte al trapianto cardiaco, dato che è in grado di garantire la sopravvivenza del paziente ma non un’adeguata qualità di vita. Per questa ragione, dopo un certo periodo di tempo, dev’essere sostituito con un cuore umano. “Abbiamo un sistema sicuramente competitivo con quello sviluppato dall’università dell’Oregon – sottolinea Gerosa – la differenza, purtroppo, sono i finanziamenti a disposizione. Il nostro progetto, in particolare, garantisce un’eccellente biocompatibilità, grazie alle ricerche condotte nel mio laboratorio nell’ambito della medicina rigenerativa”. Da quel 14 novembre 1985 in cui Vincenzo Gallucci eseguì il primo trapianto di cuore in Italia, sono stati compiuti molti passi in avanti e numerosi sono stati anche i primati conquistati da Padova in anni recenti. Oltre al primo trapianto di cuore totale artificiale CardioWest 70cc in Italia nel 2007, la Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera-Università di Padova ha eseguito nel 2012 il primo trapianto al mondo di Jarvik 2000 (un sistema di assistenza ventricolare)con rivoluzionaria tecnica mini-invasiva chirurgica e di perfusione. Nel 2015 viene impiantato per la prima volta in Italia un cuore artificiale CardioWest 50cc, più piccolo e leggero del precedente e quindi adatto ai giovani: era, quella, la prima volta in assoluto che l’intervento veniva eseguito su un giovane di 26 anni già sottoposto a trapianto da donatore. Nel 2016, infine, Gerosa e il suo team eseguono il primo intervento al mondo di riparazione della valvola mitrale con anello rigido inserito a cuore battente per via trans catetere. (foto: sala operatoria).