Il consiglio regionale del Veneto ha approvato all’unanimità un emendamento al collegato alle legge di stabilità regionale per il 2017, presentato dall’assessore allo sviluppo economico e al commercio Roberto Marcato a nome della giunta, destinato ad alleviare i riflessi pesantemente negativi che continua ad avere la crisi delle banche sull’andamento economico e patrimoniale delle aziende del territorio. L’emendamento – ha spiegato Marcato – riguarda in particolare le imprese che sono state costrette a comprare azioni delle banche e le hanno messe a pegno per l’ottenimento di credito, ma si sono trovate poi a perdere le garanzie basate su quelle azioni. Una sorta di “cannibalismo finanziario” che abbiamo visto a che risultati ha portato. Per dare una mano alle aziende, è stato quini proposto di utilizzare il fondo di garanzia e controgaranzia già esistente e gestito da Veneto Sviluppo, mettendo in campo condizioni di maggior favore per queste aziende. “In sostanza – ha spiegato Marcato (nella foto) – la Regione si farà carico delle garanzie che le nostre imprese hanno perso, agevolando il loro accesso al credito che altrimenti risulterebbe compromesso dalla perdita del merito creditizio conseguente all’acquisto delle azioni delle banche. Diamo così alle imprese la possibilità di riassicurarsi”. L’assessore Marcato ha colto l’occasione per rendere partecipe il consiglio regionale della preoccupazione per l’eventuale fusione delle due banche venete: Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. “Il rischio – ha spiegato – è che se una singola azienda ha stipulato due fidi, uno con ciascuna delle due banche, si troverebbe poi a dover far fronte ad un unico fido ma di entità difficilmente sostenibile. Aziende in queste condizioni subirebbero quindi un’ulteriore vessazione, dopo essere già state vittime di molte altre sul piano della gestione di questi istituti bancari. Se si dovesse arrivare a questa ipotesi, molte imprese rischiano il collasso e quindi andrebbe posta come condizione per l’eventuale fusione delle due banche”.