L’economia della conoscenza richiede cittadini sempre più formati e qualificati professionalmente, che sappiano cogliere le opportunità derivanti dalle nuove tecnologie e dalla complessità della società moderna. Un treno, l’ennesimo, che però l’Italia rischia ancora una volta di perdere, a causa di una serie di handicap sistemici accumulati negli anni: ancora oggi ad esempio – lo certificano sia l’Eurostat che l’Ocse – il nostro figura tra gli ultimi posti tra i Paesi sviluppati per numero di laureati rispetto alla popolazione. Una caratteristica che rischia di condizionare pesantemente un sistema economico e sociale sempre meno propenso all’innovazione. Anche per questo con il decreto 935 del 2017 il ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca ha istituito un percorso per sperimentare nuovi tipi di laurea triennale, che siano direttamente professionalizzanti e che mirino perciò a inserire gli studenti direttamente nel mondo del lavoro. Una misura già collaudata da tempo con successo nell’ambito sanitario, e che adesso si considera di allargare anche ad altri ambiti. Il passo successivo da parte del Miur è stato quello di chiedere alle università italiane di proporre in via sperimentale corsi di laurea professionalizzanti. I termini ristretti per la presentazione e lo sforzo organizzativo hanno fatto sì che, tra gli oltre 80 atenei italiani, 14 sono riusciti a presentare un progetto, tra cui solo sei subiti approvati. Tra questi, anche quello presentato dell’università di Padova, come ha scritto Daniele Mont D’Arpizio su Bo Live, il giornale web dell’ateneo (con photo). Nasce in questo contesto il primo corso di laurea professionalizzante in Tecniche e gestione dell’edilizia e del territorio, prodotto dalla collaborazione tra il dipartimento di Ingegneria civile, edile e ambientale e i Collegi geometri di Padova e di Vicenza, che prenderà il via ad ottobre con l’anno accademico 2018/19. Un corso che mira a dare continuità alla figura storica del geometra (sancita fin dal regio decreto del 1929), che formerà laureati in grado di rispondere alle richieste del settore occupazionale dell’edilizia e del territorio, sia nell’ambito di organismi complessi quali imprese, società di ingegneria e amministrazioni pubbliche, sia nell’esercizio della libera professione. Per il momento potranno accedere solo 50 studenti per anno, selezionati con i test stabiliti dall’apposito bando; in seguito, al termine del percorso di sperimentazione, si deciderà se e come proseguire: tra gli elementi presi in considerazione il livello di occupazione dei laureati, che nelle intenzioni del Ministero dovrebbe superare almeno il 90%. Il nuovo corso di laurea, coerentemente con gli obiettivi posti dal ministero, darà grande spazio alle attività di laboratorio e soprattutto al tirocinio, che assieme alla tesi di laurea occuperà quasi completamente il terzo anno. “Attenzione a non credere che si tratti di lauree di serie b – ha spiegato la prorettrice alla didattica Daniela Mapelli durante la presentazione, avvenuta a Palazzo Bo il 2 luglio –; si tratta di corsi diretti a dotare gli studenti di competenze immediatamente spendibili nel lavoro”. “L’obiettivo è di ampliare il diritto allo studio, permettendo anche a persone che prima non lo facevano di prendere in considerazione la possibilità di iscriversi all’università”, ha puntualizzato a sua volta il rettore Rosario Rizzuto. Gli ambiti, solo per rimanere al corso che verrà inaugurato, sono ampi; dai materiali necessari alla nuova edilizia alle conoscenze specifiche nell’ambito del risparmio energetico e della sicurezza, la laurea in Tecniche e gestione dell’edilizia e del territorio mira ad immettere nel mercato del lavoro nuove competenze, colmando un vuoto per certi versi lasciato dalle recenti riforme della scuola, che hanno assimilato gli istituti per geometri agli altri istituti tecnici.