Da un lato la scienza, con il suo metodo basato su requisiti generalmente condivisi, dall’altro la congiura (uno o più contro il “principe”) o la cospirazione e il complotto (gruppi contro il governo o il popolo) che tutto dominano, controllano e sottomettono. Basta elencare alcuni casi storici e la separazione tra scienza e cospirazione, alla prova dei fatti, sembrerebbe quasi banale: complotto dei Gesuiti, dei Massoni, degli Illuminati, quello massonico-illuminista-giacobino, quello demogiudaicomassonico mussoliniano fino all’aberrazione dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion in Europa oppure, in America, le conspiracy theory che da Lincoln passando per Pearl Harbor, l’assassinio di Kennedy e l’11 settembre continuano con alcune “certezze concatenate” sull’Isis. Nello specifico della scienza la lista è pressoché infinita: la Moon Hoax (la frottola della Luna), la fusione fredda di Fleischmann e Pons, la scomparsa di Majorana, le scoperte di Tesla, i vaccini e Big Pharma fino alle ipotesi sulle scie chimiche. Tutto chiaro? E se invece fosse un singolo scienziato a cospirare al fine di far accettare come scientificamente provati risultati o tesi che in realtà non lo sono oppure al fine di presentare come privi di fondamento risultati o tesi non gradite? E come viene veicolato il pensiero complottista? Come si genera? Ha forse una sua struttura codificata? Per rispondere a queste domande il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata (FISPPA) dell’Università di Padova, con la collaborazione del Centro Interdipartimentale di Ricerca in Storia e Filosofia della Scienza (CISFIS), ha organizzato il convegno internazionale dal titolo “Science and Conspiracy” che si aprirà il 28 novembre, alle ore 10.00, in Aula Nievo di Palazzo Bo, a Padova. Durerà tre giornate. “Sono diventati frequenti, e hanno trovato seguaci, movimenti di opinione che cercano di screditare acquisizioni consolidate della ricerca scientifica. Esiti di tali movimenti di opinione a livello mondiale sono, ad esempio, il rifiuto delle vaccinazioni o del cambiamento climatico» dice Pierdaniele Giaretta, Direttore del CISFIS “In Italia è divenuto tristemente noto il caso del metodo Stamina, esempio di terapia pseudoscientifica molto discussa, spesso criticata ma talora anche difesa, i cui fautori si sono considerati vittime di un complotto della scienza ufficiale. Non c’è dubbio che il fenomeno stia assumendo rilevanza sempre maggiore, e meriti di essere analizzato nelle sue manifestazioni e nelle sue motivazioni”.
“Science and Conspiracy” ha lo scopo di riunire insieme filosofi e scienziati, provenienti da tutta Europa, interessati alla relazione fra le questioni del complottismo, della pubblica considerazione dell’expertise e del negazionismo scientifico, questioni che nel nostro tempo sempre più si mostrano di rilevanza cruciale e che per questo sempre più meritano di essere oggetto di riflessione. Il cosiddetto pensiero complottista che negli ultimi anni ha trovato facile diffusione attraverso il web, moltiplicando le denunce di presunti complotti dei quali gli scienziati sarebbero autori o complici. Partecipano alla tre giorni di approfondimento alcuni tra i più accreditati studiosi delle questioni legate alla cospirazione e al negazionismo in campo scientifico. Stephan Lewandowsky dell’Università di Bristol esaminerà i fattori cognitivi e motivazionali che sono alla base del rifiuto delle prove scientifiche da parte dei “negazionisti”, rifiuto operato in spregio all’evidenza contraria e al consenso degli scienziati, e illustrerà i modi attraverso i quali i negazionisti cercano di plasmare il dibattito mediatico e ingannare il pubblico. Il caso più importante, del quale Lewandowsky si è occupato, è quello dei cambiamenti climatici: nonostante il numero delle evidenze fornite dalla scienza e il consenso della maggioranza degli scienziati su certi temi vi è una piccola ma molto rumorosa e influente comunità di dissidenti, spesso non scienziati, che apertamente nega il valore delle prove scientifiche raccolte, appellandosi più o meno velatamente a “cospirazioni” ordite da scienziati o da altri che controllerebbero in maniera sotterranea il discorso scientifico. Altro importante intervento quello di Matthew R. X. Dentith sulle teorie del complotto dal punto di vista delle conoscenze scientifiche e dell’argomentazione. Dentith punta a dimostrare come una delle questioni cruciali circa la credibilità degli argomenti cospirativo-complottisti stia soprattutto nella natura in gran parte improvvisata delle competenze associate a essi. I sedicenti “esperti” complottisti sono molto spesso figure non riconosciute nel campo delle scienze o comunque non appartenenti al gruppo di coloro che sono in grado di provare affermazioni impegnative su processi naturali in atto in maniera epistemicamente corretta. Non poteva mancare un passaggio dedicato al “complottismo letterario” e in particolare a Umberto Eco. Fabio Grigenti dell’Università di Padova svolgerà alcune riflessioni su quella vera e propria enciclopedia del complottismo letterario-filosofico che è il “Pendolo di Foucault”. In particolare Grigenti cercherà di evidenziare come Eco abbia cercato – tra le altre cose – di individuare nei personaggi che ruotano attorno al “Piano” una vera e propria caratteriologia del complotto, e non solo aspetti di natura logico-epistemica. A questo poi collegherà l’idea che nelle teorie della cospirazione agisca una sorta di “paranoia dell’interpretazione”. Ai lavori del convegno Partecipano al convegno anche Paolo Preto, Università di Padova; Jens Koed Madsen, University of London; Stephanie Ruphy, Université Grenoble-Alpes; Juha Räikkä, University of Turku; Telmo Pievani, Luca Rivelli, Renato Bozio, Francesco Suman, Pierfrancesco Biasetti e Massimo Nucci dell’Università di Padova, e Olivier Sartenaer dell’Université Catholique de Louvain.