Nel progetto biennale NETwork and digital platform for Cultural Heritage Enhancing and Rebuilding (NETCHER), finanziato con 1,5 milioni di euro dalla Commissione europea attraverso il Programma Horizon 2020 Europe in a changing world. Coordinato dal francese Centre national de la recherche scientifique (Cnrs), aderiscono 7 partner europei: Ca’ Foscari, Ecole Nationale Supérieure de la Police, Capital High Tech, Interarts Foundation, Michael Culture Association, Deutsches Archäologisches Institut. Ca’ Foscari, l’unica università coinvolta, porta nel progetto le proprie eccellenze nell’archeologia (in particolare quella del Vicino Oriente), ma anche nelle digital humanities. “Da un lato svilupperemo le basi per una formazione degli specialisti al contrasto del traffico di patrimonio culturale, dall’altro faremo il punto sull’attività, diffusa ma poco uniforme, di documentazione in 3D e mapperemo le best practices tramite strumenti web-GIS (geographic information system, ovvero sistemi informatici per la gestione di dati geografici, ndr)’ ha spiegato Arianna Traviglia, archeologa al Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica e leader del team multidisciplinare cafoscarino composto da informatici, Fabio Pittarello e Claudio Silvestri, e studiosi di storia ed archeologia del Vicino Oriente, Lucio Milano e Cristina Tonghini. Di questo dà notizia sul magazinenew Enrico Costa (Foto Cà Foscaridi Palmyra). Far conoscere al grande pubblico le conseguenze e i percorsi del traffico di opere d’arte e reperti è tra gli obiettivi del progetto. Per questa sfida sarà coinvolta Science Gallery Venice, che alla fine del progetto coinvolgerà la comunità e comunicherà la tematica mettendo in campo la creatività degli artisti. Questi ‘predoni’ del patrimonio culturale mondiale, ricorda nel suo scritto Enrico Costa, riescono spesso a farla franca nonostante non manchino le attività di contrasto da parte di forze dell’ordine, organizzazioni internazionali, associazioni, ong. Privano l’umanità della propria memoria, cancellando le tracce di civiltà millenarie. Alimentano un traffico nascosto di opere e reperti che riemergono sotto mentite spoglie nelle case d’asta più prestigiose. Generano un giro d’affari illegale e pericoloso: si stima che il contrabbando di reperti archeologici sia la terza fonte di finanziamento dell’Isis dopo armi e droga. Far conoscere al grande pubblico le conseguenze e i percorsi del traffico di opere d’arte e reperti sarà tra gli obiettivi del progetto. Per questa sfida sarà coinvolta Science Gallery Venice, che alla fine del progetto coinvolgerà la comunità e comunicherà la tematica mettendo in campo la creatività degli artisti.

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