Coldiretti Veneto ha riunito la consulta dei coniglicoltori del nordest per discutere sulla difficile situazione che sta vivendo il comparto a causa del crollo dei prezzi della carne. La questione accomuna gli allevatori veneti e friulani che insieme rappresentano il 60% della produzione nazionale. Il comparto somma in Veneto un fatturato di 400 milioni di euro ovvero la metà dell’indotto italiano. Un settore competitivo con consumi stabili che in Italia da lavoro a 10 mila persone (di cui 5 mila in Veneto). Alla luce delle difficoltà i lavori coordinati da Giorgio Apostoli, capo area confederale zootecnia hanno individuato quale priorità lo sviluppo del settore mediante la valorizzazione della produzione. La proposta riguarda investimenti aziendali mirati all’incremento della competitività grazie alle misure dal Programma Sviluppo Rurale, già previste dal testo veneto. “Senza progetto di valorizzazione – ha commentato Pietro Piccioni, direttore della Coldiretti Veneto – tali risorse rischiano però di non essere utilizzate. Pertanto è necessario attivare un sistema di distinzione del “coniglio italiano” per esaltare l’origine e la qualità  tra l’altro apprezzata sempre più dai consumatori”. Ribadita da tutti i presenti l’importanza della Cun (Commissione Unica Nazionale) con sede a Verona, per la definizione del prezzo. “Lo strumento – ha concluso Piccioni –  ormai è collaudato e gli scambi commerciali avvengono, nella maggioranza dei casi, in questo ambito. Si tratta di un salto culturale recepito pure dalla nuova legislazione”.

 

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