Ricercatori di Ca’ Foscari e della statunitense Cornell University hanno pensato chiedere agli anziani, coinvolgendo i giovani sul come vivere meglio. Ha preso così il via un programma di ricerca intergenerazionale che mette di fronte ragazzi delle scuole superiori e ‘longevi’ che hanno superato le 65 ‘primavere’ maturando esperienze e saggezza (foto). L’obiettivo è almeno duplice: raccogliere suggerimenti preziosi, ma anche recuperare un rapporto più stretto tra generazioni, contrastando i pregiudizi. E di questo scrive sul magazine di Cà Foscari Enrico Costa. “Uno dei nostri maggiori obiettivi è quello di combattere i forti e pervasivi pregiudizi legati all’età, che esistono in Europa così come negli Stati Uniti – ha spiegato Karl Pillemer, professore alla Cornell University e ideatore di ‘The Legacy Project’ – Negli ultimi anni abbiamo chiesto a oltre duemila anziani statunitensi di dare ai giovani suggerimenti pratici per vivere meglio. Rivolgersi agli anziani è qualcosa di naturale. Come esseri umani abbiamo avuto il consiglio dei più esperti per migliaia di anni, è solo negli anni recenti che abbiamo iniziato a servirci di altre fonti. I due libri che abbiamo scritto nel corso del nostro progetto stanno già influenzando il pensiero di molte persone riguardo al ruolo e al contributo degli anziani nella società”. Va detto che il progetto di Pillemer ha una versione europea che si chiama “Building a Legacy Community Together”. Si svolge in Veneto e nasce dalla collaborazione con i docenti cafoscarini Barbara Baschiera e Fiorino Tessaro. Un gruppo di liceali sta intervistando ‘longevi’ dell’associazione patavina Agorà, ha coinvolto i vari centri della onlus OIC in modo da inserire anziani anche disabili. Il confronto tra i risultati italiani e quelli statunitensi darà agli studiosi l’opportunità di confrontare le due realtà. Quello che già sappiamo è che in Italia le relazioni tra generazioni sono più forti che negli Stati Uniti. Tuttavia, fa notare Barbara Baschiera, “c’è differenza tra il rapporto con i nonni e quello con gli altri anziani, e il divario si allarga man mano che i ragazzi crescono”. Ben prima dei risultati accademici, però, il progetto assicura benefici immediati per i partecipanti. Gli anziani, assicura Pillemer, ci guadagnano in autostima: “Gli anziani sono grati che qualcuno si dimostri interessato ad ascoltarli attentamente, migliorano i pensieri su loro stessi”. Inoltre, ha aggiunto Barbara Baschiera, “sviluppano competenze relazionali fondamentali per comunicare con i giovani”. Dall’altro lato, i ragazzi imparano ad ascoltare e ad applicare metodi della ricerca sociale. I risultati delle interviste saranno presentati il 18 maggio alla “Civitas Vitae” della Fondazione OIC (Padova) e il 19 maggio, a Ca’ Foscari.
Enrico Costa