“L’etichetta d’origine del latte salva le stalle, riconosce il lavoro dei produttori e tutela i consumatori. Un triplice effetto destinato a valorizzare il prodotto italiano perché lo distingue da quello straniero”. Sono le parole di Martino Cerantola presidente di Coldiretti Veneto alla vigilia dell’importante data di domani che decreterà una svolta storica per il comparto lattiero caseario. L’importanza dell’atto legislativo è stato riconosciuto dall’intera filiera – spiega Cerantola – tanto che da un’indagine di Coldiretti si rileva che due confezioni a lunga conservazione su tre sono già in regola con le nuove disposizioni che consenteno di smascherare il latte straniero spacciato per “Made in Italy”. Esperti ed esponenti di Coldiretti hanno raccolto (foto) in questi giorni i campioni in vendita nei principali supermercati e negozi italiani, in occasione dell’entrata in vigore dell’obbligo di indicare obbligatoriamente in etichetta l’origine del latte e dei prodotti lattiero-caseari prevista dal decreto “Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011” firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.15 del 19 gennaio 2017. La situazione – sottolinea la Coldiretti – è piu’ variegata per yogurt e formaggi anche perché il provvedimento prevede che sarà possibile, per un periodo non superiore a 180 giorni, smaltire le scorte con il sistema di etichettatura precedente anche per tenere conto della stagionatura.” Con questo atto si dice finalmente basta agli inganni – insiste Cerantola – e si conclude positivamente una lunga battaglia della Coldiretti che risponde alle esigenze di trasparenza degli italiani che secondo la consultazione pubblica online del Ministero delle politiche agricole, in più di 9 casi su 10, considerano molto importante che l’etichetta riporti il Paese d’origine del latte fresco (95%) e dei prodotti lattiero-caseari quali yogurt e formaggi (90,84%), mentre per oltre il 76% lo è per il latte a lunga conservazione” .