La popolazione di cinghiali in Veneto ha superato le 50 mila unità. E’ la stima di Coldiretti Veneto se si considera che solo sui Colli Euganei ne sono stati monitorati un numero superiore a 10mila esemplari. Agli agricoltori ogni anno vengono liquidati 300mila euro a fronte di un danno il cui valore è tre volte tanto. Alla somma vanno aggiunge le perdite alle coltivazioni pregiate nelle aree protette dei Parchi dove la devastazione è maggiore perché interessa colture specializzate come i vigneti doc. Ma gli effetti disastrosi si registrano anche sulle Prealpi Bellunesi e trevigiane, sul Monte Grappa e la Valbelluna dove le colture vengono divorate e il sistema geologico completamente danneggiato. In un contesto di desolazione generale legato all’emergenza sanitaria sembrano montati ad hoc i filmati sui social che riguardano intere famiglie di cinghiali a spasso per i centri abitati e nelle campagne. E’ quanto afferma Coldiretti sottolineando che i piani di controllo in alcune province sono stati sospesi guardie ed ex forestali seguono le catture con i chiusini non potendosi muovere sul territorio. La situazione veneta rispecchia quella generale rilevata in tutta Italia da Nord a Sud, dove si contano oltre due milioni di capi avvistati nelle grandi citta’. A differenza di quanto accade per le scimmie in Thailandia, i caproni selvatici nel Galles e i cervi in Giappone, in Italia a rischio – sottolinea la Coldiretti – non ci sono solo i raccolti resi più preziosi in questo momento dalla necessità di assicurare adeguate forniture alimentari con l’emergenza Coronavirus, ma anche la sicurezza dei cittadini che in alcuni territori sono assediati dagli animali selvatici sull’uscio di casa. Una situazione aggravata dal fatto che – evidenzia la Coldiretti – con l’emergenza coronavirus spesso sono stati sospesi i servizi di contenimento e i selezionatori, chiusi gli ambiti territoriali di caccia e la polizia provinciale impegnata nei controlli stradali per la quarantena. Gli incidenti stradali causati da animali selvatici sono un’altra piaga, circa un centinaio le denunce per un valore accertato di 100mila euro ogni anno. Oltre otto italiani su 10 (81%) – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero. Il 69% degli italiani ritiene che siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati che si sono formati un’opinione. Il risultato è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali. La proliferazione senza freni dei cinghiali – conclude la Coldiretti – sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali anche in aree di elevato pregio naturalistico. (pf arch.)