Daniele Mont D’Arpizio ha scritto sul Bo live. il giornale web dell’universita’di Padova, un servizio dedicato ai due Papi (Francesco in carica e Benedetto, l’ emerito) ed ha chiesto un commento a Vittorio Berti, storico del cristianesimo e delle chiese presso l ‘ateneo padovano. L’occasione e stato l’allarme, dopo la recente pubblicazione del volume da parte del cardinale Sarah e del papa emerito Benedetto su un tema scottante come il celibato dei sacerdoti, che sembra rientrato. Il conflitto però rimane latente sullo sfondo, e continua a catalizzare l’attenzione di credenti e non. Prof. Berti, crede che il conflitto tra Francesco e Benedetto sia reale oppure gonfiato dai media? “Non credo che il contrasto sia tra Francesco e il suo predecessore ma tra due modelli di chiesa. Un papa, al di là delle qualità personali, viene eletto anche per portare avanti un’agenda. Quella di Benedetto XVI, in parziale continuità con Wojtyła, consisteva fondamentalmente nel tentativo di recuperare l’Europa alla cristianità, come indicava la stessa scelta del nome. Nel caso di Francesco l’impressione è che l’elezione parta dal presupposto per cui l’Europa abbia ormai dato quello che doveva e che non ci sia possibilità di recupero per una regione che non sembra più di tanto vitale: se si guardano i numeri oggi la crescita del cattolicesimo avviene soprattutto nei Paesi del Global South, il sud globale. In questo senso la contrapposizione tra i due papi è soprattutto ecclesiologica e solo parzialmente teologica: più che la dottrina oggi è in discussione soprattutto un’idea di chiesa, una geografia ecclesiale. Anche perché Francesco su alcuni temi è sicuramente un progressista, ma per altri è un conservatore”. Sulla questione morale sessuale, o la visione della famiglia Francesco ha un approccio e un linguaggio diverso rispetto a quelli a cui eravamo abituati, anche per le sue radici culturali e la formazione gesuitica. Nella tradizione tomistica romana si tende a legare il caso concreto a una legge immutabile, mentre Francesco – ha sostenuto il prof.Berti -preferisce spezzare la normativa nei singoli casi, guardando soprattutto alle persone con un approccio empatico fondato sulla misericordia. Senza che però questo venga a intaccare i contenuti di fondo, ovvero ciò che è corretto o meno secondo la prospettiva cattolica. Secondo Francesco inoltre a minacciare il cristianesimo non è solo il nichilismo ma anche il consumismo, con la cosificazione dell’altro e la cultura dello scarto che questo comporta, sia a livello ambientale che umano. Tiene sicuramente all’ecologia, che però è anche un’ecologia umana e coinvolge culture, famiglie e persone”.
“Del resto non esistono due papi uguali: anche tra Benedetto e Giovanni Paolo II ci sono molte più differenze di quanto non si ammetta di solito. Ad esempio nell’atteggiamento verso i movimenti ecclesiali, molto più aperto in Wojtyła di quanto non lo sia stato in Ratzinger”. Per conoscere l’intero testo di invita a leggere il Bo live. In sintesi, la presenza di due Papi resta un grosso problema per la Chiesa. Secondo Berti: “Si tratta di un fatto assolutamente nuovo e peculiare in tutta la storia del cattolicesimo: i precedenti a cui di solito ci si richiama non sono comparabili per importanza e caratteristiche. In più quella del papa emerito al momento è una non-istituzione, nel senso che non c’è ancora una legge canonica che la regoli. Attenzione: la libertà di espressione è sacrosanta, ma qui non parliamo di una persona qualsiasi, l’opinione di Benedetto ha un impatto che va ben al di là della semplice parresia (= la ‘libertà di dire tutto’, tipica del credente fin dal cristianesimo primitivo, ndr) di un fedele o di un vescovo. Qui parliamo di uno che è stato Papa. Quella del papa emerito al momento è una non-istituzione, nel senso che non c’è ancora una legge canonica che la regoli. (pf Stefano Dal Pozzolo/contrasto).