“Ciò che non ammette il Governo, e viene negato dalla politica del buonismo deteriore, nasconde una realtà drammatica. Per fortuna a ristabilire i fatti e a indicare il giusto approccio ci ha pensato la Cassazione, con parole scolpite sulla pietra”. E’ questo il commento del Presidente della Regione del Veneto alla sentenza con la quale la Corte di Cassazione, nell’esprimersi sul caso di un immigrato che voleva circolare liberamente con un coltello “sacro” perché ciò gli era prescritto dalla sua religione, ha sentenziato, tra l’altro, che chi viene nel nostro Paese come immigrato ha l’obbligo di conformarsi ai valori della società nella quale ha deciso di stabilirsi. “Chi viene da noi, ha sentenziato la Corte – aggiunge il Governatore – deve fare come i 517 mila nuovi veneti che, da stranieri, hanno scelto il Veneto per realizzare un nuovo e onesto progetto di vita e che per questo hanno e avranno spazio, diritti, welfare. Chi invece sceglie un barcone, usando canali che le Procure, come Catanzaro e Catania, stanno scoperchiando come realtà orribili non può pensare di avere gli stessi diritti. Entrare in una società, significa infatti rispettare regole, costumi, modi di vita. Come hanno fatto i veneti nel mondo, che sono andati lontano per lavorare e integrarsi, non a riempire le galere – ha concluso il Presidente del Veneto – e come i Giudici della Cassazione hanno indicato. Li ringrazio perché hanno tolto quella patina di falso ‘politically correct’, riportando la realtà delle cose nell’alveo di quello che tutti pensano, ma molti non hanno il coraggio di dire”.