Cinquecento dipendenti ormai rimasti senza lavoro dopo la chiusura del Casinò di Campione dopo il respingimento del piano di recupero che i giudici hanno bocciato. Tutto fermo a Campione d’Italia; il Casinò si trova in territorio svizzero, aperto nel 1933, è di proprietà italiana ed è gestito dal Comune. In questo periodo c’è stato un corteo dei dipendenti che hanno portato i tanti striscioni che campeggiano sotto la casa da gioco. Hanno formato anche una roulette umana (foto Provincia Como, Giorno, Corsera e web). Dal Governo però nessuna presa di posizione nonostante ripetute sollecitazioni ma il ministro del lavoro non pare preoccuparsi del destino di 500 lavoratori che, per le loro competenze, saranno anche difficilmente ricollocabili sul mercato dell’impiego, come fatto presente dai sindacati e dal comune. Appare difficilissima comunque una riapertura in tempi brevi. C’è la notizia che il Comune avrebbe individuato tre professionisti milanesi, docenti universitari esperti in diritto fallimentare e diritto amministrativo, per verificare ed avviare tutte le iniziative giudiziarie volte ad accertare la correttezza sul piano giuridico della sentenza dichiarativa del fallimento della società di gestione del Casinò, nonché la possibilità di procedere alla riapertura della Casa da gioco. Secondo fonti attendibili pare che sia proprio la convenzione esistente a permettere la riapertura in esercizio provvisorio, o in altro modo, il Casinò. I curatori fallimentari e il tribunale possono decidere o per l’esercizio provvisorio oppure per la chiusura dell’attività, una scelta che dovrebbe essere presa a breve. La prima udienza per l’adunanza dei creditori è per il 28 gennaio 2019, nel frattempo i curatori dovranno provvedere all’inventario dei beni mobili della casa da gioco. Resta comunque una realtà: il gioco nei Casinò ‘classici’ è sempre più in crisi. A Sanremo, ad esempio, è stata trovata una quadratura del cerchio da qualche anno, tuttavia gli incassi sono scesi oltre della metà rispetto ai lustrini del 2004/2005, quando nelle casse entravano più di 100 milioni di euro. Secondo stime ufficiose a Venezia (che gode di due sedi a Cà Vendramin Calergi e a Cà Noghera, nella zona di Tessera-aeroporto) la presenza di giocatori è più alta per chi frequenta il sito di terra di Cà Noghera; gli incassi variano comunque da mese a mese; si dice, come pubblicato nei giorni scorsi dalla Nuova Venezia (gruppo Finegil) che di recente si è riscontrato una sorta di vento di ripresa tanto che è il solo Casinò a crescere in Italia. Ha incassato oltre 48 milioni di euro, il 7% in più, tornando ai livelli 2016; è stato segnalato cheoltre la metà degli introiti è alimentata dalle slot. Resta consuetudine che giocatori italiani frequentano anched le case da gioco della vicina Slovenia, come a Nuova Gorica, Portorose e di altre località dell’Istria.