Nel 2017 nel carcere di Spini di Gardolo vi sono stati 350 accessi ai corsi formativi organizzati per i detenuti dalle scuole trentine, fra moduli di alfabetizzazione o professionali e percorsi annuali per l’acquisizione del diploma di scuola secondaria di 1° e 2° grado o di una qualifica professionale specifica. Quest’anno, nel solo gennaio, gli accessi, informa una nota della Provincia, sono già 200, su una popolazione carceraria di circa 300 unità (ogni detenuto può accedere a più di un corso). Ben 36 sono gli studenti che attualmente stanno seguendo un percorso annuale, per l’acquisizione di un diploma (15 di scuola media, 11 di scuola superiore economico-sociale, 10 del professionale alberghiero), pari a circa il 10% della popolazione carceraria. Una percentuale significativa, considerato che per molti detenuti la permanenza del carcere è di durata inferiore, e che quindi la maggioranza di essi accede ad un modulo attivato ad hoch per un lasso di tempo più breve. Su questo versante, ogni anno si attivano mediamente 8/9 corsi di lingua italiana a vari livelli, 6 corsi di lingua inglese, dai 6 ai 9 corsi di informatica e dal 2015-2016 anche 6 corsi di tedesco. Nell’anno 2016-2017, ad esempio, sono circa 290 i detenuti che hanno frequentato un corso di alfabetizzazione o “primario”. I numeri indicano un’attività molto intensa e capillare sul versante educativo e formativo, che punta a creare le condizioni per un futuro inserimento dell’ex-detenuto nella società, reso possibile da una competenza professionale acquisita o perfezionata in carcere ed in generale da un bagaglio culturale più ampio. L’impegno viene da lontano: parte infatti da un Protocollo sottoscritto fra Provincia autonoma di Trento e Casa Circondariale nel 2012. Protocollo che ora viene rinnovato – è di oggi la delibera con cui la Giunta provinciale ha licenziato il nuovo testo – e che sarà presto oggetto di nuova sottoscrizione. Le scuole attualmente coinvolte sono il Liceo Rosmini e gli istituti professionali Pertini e Alberghiero. L’offerta formativa è per forza di cose diversificata, per consentire ai detenuti da un lato di acquisire alcune competenze di base – linguistiche o anche professionali – dall’altro, come dicevamo, di accedere ad un diploma o a una qualifica professionale specifica. Nuovo impulso alle attività educative e formative svolte nel carcere di Trento, a sostegno dei diritti dei detenuti e del loro percorso di reinserimento sociale: è questo il “cuore” del nuovo Protocollo d’intesa fra la Provincia autonoma e la Casa circondariale di Trento, approvato dalla Giunta provinciale su proposta del presidente. Il Protocollo rilancia la collaborazione istituzionale già avviata con un precedente accordo nel 2012, che coinvolge, oltre alla Provincia e all’amministrazione penitenziaria, anche istituti scolastici e altri enti presenti sul territorio, fondamentale per l’efficacia dei percorsi di crescita personale e di reinserimento lavorativo e sociale della persona detenuta. L’offerta formativa tiene conto delle specificità della Casa Circondariale che presenta un numero di persone ristrette con pene detentive generalmente inferiori ai tre anni, per cui risulta particolarmente complesso impostare un’offerta formativa che possa garantire prospettive di più lungo termine. Anche la presenza di una sezione protetti e una femminile che devono essere coinvolti in iniziative separate rende ulteriormente complessa l’organizzazione. L’analisi delle attività svolte e dei fabbisogni da soddisfare, in base al numero di persone detenute e delle risorse disponibili, spetta ad un Gruppo di coordinamento presieduto dal dirigente del Dipartimento della conoscenza della Provincia, e composto da due rappresentanti della casa Circondariale e due Rappresentanti del Dipartimento provinciale. Il Gruppo, spiega una nota, definisce un Piano attuativo per ogni anno scolastico contenente la tipologia dei corsi da attivare, il calendario delle attività, gli spazi e le attrezzature didattiche necessarie. L’attuazione del Piano spetta ad una Commissione Didattica composta dai docenti dei corsi, presieduta dal direttore della Casa Circondariale, a cui vengono invitati dirigenti e direttori delle istituzioni scolastiche e formative coinvolte ed eventualmente anche funzionari e responsabili del dipartimento della conoscenza. L’organizzazione dell’offerta formativa è stata estesa anche alla sezione dei cosiddetti “protetti” (detenuti che necessitano di uno speciale regime di protezione) e a quella femminile, attraverso moduli tematici di alfabetizzazione e alcune attività di scuola superiore.