Nella campagna di scavo e studio 2018, come nelle edizioni precedenti, la ricerca scientifica si affianca alla didattica ed alla formazione professionale, accogliendo e formando studenti di vari livelli e competenze. L’Open Day previsto, per la prima volta in questo scavo, il 23 giugno in occasione dell’avvio delle ricerche permetterà al pubblico di scoprire in prima persona la storia e le recenti scoperte di questo territorio grazie all’apporto degli archeologi del progetto. L’evento è promosso dalla Fondazione Aquileia, un organismo che l’accordo preliminare Stato–Regione ha delineato come strumento per predisporre piani strategici, favorire lo sviluppo del turismo culturale, cofinanziare interventi, gestire indirettamente l’attività di valorizzazione, realizzare interventi di ricerca, conservazione e restauro dei beni concessi in uso. In questo modo l’ex fondo Sandrigo con il suo ricco patrimonio archeologico passa al centro di una nuova fase di attività che vedrà, accanto al prosieguo delle ricerche, anche la valorizzazione e fruizione del sito. Il progetto di indagine archeologica integrata e multidisciplinare “Aquileia Porto romano-sponda orientale: indagini archeologiche presso l’ex fondo Sandrigo” ha l’obiettivo di definire fasi e modalità di modellazione della riva orientale del porto fluviale di Aquileia e vuole affrontare, con un caso specifico di studio, lo sviluppo diacronico e la reciproca interazione fra le opere dell’uomo ed il dinamismo del fiume. “L’area in corso di studio è situata sulla sponda orientale dell’antico Natiso cum Turro che si sviluppava a partire dalla confluenza di due fiumi che generavano un percorso acqueo, anche artificiale, navigabile e rendevano Aquileia circumnavigabile. L’ex fondo Sandrigo si trova nel tratto antistante il porto fluviale monumentale di Aquileia e le indagini archeologiche sul campo, ad oggi, hanno permesso di individuare all’interno di un’area di ca. 1080 m² varie fasi di occupazione e trasformazione d’uso, con chiare attestazioni comprese fra il I secolo d.C. ed il VI secolo”, come è stato spiegato. Le ricerche hanno messo in luce il muro di sponda orientale di età romana, con relativa gradinata acquea, definendo così l’ampiezza dell’alveo che da sponda a sponda raggiungeva i 40 metri. I dati archeologici raccolti, gli studi paleoambientali e geoarcheologici permettono di seguire per secoli il dialettico rapporto fra uomo e fiume: livelli di bonifica, strutture di varia natura, fenomeni alluvionali ed esondazioni formarono una stratificazione plurisecolare; uno degli esiti più significativi di tali alterne vicende fu la progressiva defunzionalizzazione del muro di sponda orientale e l’interramento parziale dell’alveo fluviale nel corso della medio-tarda età imperiale.
Significativa è la scoperta di un sistema di vasche per la macerazione della canapa in acqua corrente che venne allestito nell’area dopo la demolizione delle strutture di prima età imperiale e la realizzazione di importanti bonifiche. “Si tratta delle prime attestazioni archeologiche ad Aquileia, ed in generale nel mondo romano, di strutture legate al ciclo di coltivazione e lavorazione della canapa/Cannabis sativa.” Queste vasche per la macerazione furono un primo tentativo dell’uomo di volgere a proprio favore un periodo di intenso idrodinamismo e sono oggetto di un articolato progetto di analisi palinologiche, a sua volta parte di un più complesso studio mirato alla ricostruzione del paesaggio vegetale antico, condotto in collaborazione con il Laboratorio di Palinologia e Archeobotanica – C.A.A. Giorgio Nicoli. E’ noto che nella città romana di Aquileia, così come in molti altri contesti dall’antichità, i corsi fluviali ricoprivano un’importante dimensione culturale, in costante interazione con il contesto, anche antropico: lo scorrere dell’acqua costituiva una risorsa da sfruttare, un elemento vitale e attivo la cui energia interagiva costantemente con l’uomo e le sue opere, influenzandone l’esito finale. L’ex fondo Sandrigo costituisce ad Aquileia un luogo privilegiato di studio dell’interazione fra uomo e ambiente: in età romana infatti l’area in questione era ubicata lungo la sponda orientale dell’antico fiume denominato “Natiso cum Turro”, oggi identificabile con il risultato della confluenza fra gli antichi corsi del Torre e del Natisone e/o Isonzo. Il fondo si trova in asse con il foro e le banchine monumentali attualmente visibili del sistema portuale dell’antica Aquileia. Un’area di scavo tuttora attiva grazie a una campagna stratigrafica iniziata nel 2010 dall’Università Ca’ Foscari Venezia, e che sarà visitabile dal pubblico sabato 23 giugno grazie a un’apertura straordinaria degli scavi promossa dai ricercatori e studenti cafoscarini e dalla Fondazione Aquileia. Laboratori per bambini, presentazione di due pubblicazioni e visite serali al Museo Archeologico Nazionale completano questa esperienza di archeologia partecipativa che già da otto anni vede la collaborazione tra comunità scientifica e istituzioni territoriali (oggi MiBACT, Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia), sotto la direzione scientifica della dott.ssa Daniela Cottica (Dipartimento di Studi Umanistici).

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