Quali gli strumenti per individuare ed interpretare coscientemente le molteplici manifestazioni di disagio giovanile? Certamente è indispensabile attuare uno sforzo cognitivo e mettersi nei panni delle nuove generazioni. Senza pregiudizi, piuttosto con piena attitudine all’ascolto e cogliendo la sensibilità di chi sta vivendo fasi delicate della vita quali la preadolescenza e l’adolescenza.
Se vi è stata una matrice comune negli interventi dell’evento Dal bullo al bello: cyber/bullismo e web reputation è stata proprio una predisposizione condivisa ad offrire un aiuto concreto a ragazze e ragazzi che giorno dopo giorno si improvvisano architetti e costruttori della loro immagine, del loro io e delle loro maschere, carte di presentazione indispensabili per essere all’altezza di un mondo che richiede perfezione tanto nella realtà quanto sui social networks.
Un seminario si è svolto nell’Aula Magna S. Trentin nei giorni scorsi con specialisti di vari settori e spazio a testimonianze dirette. Valerja Vavala’sul magazinenews di Cf ha scritto un testo sui lavori. Sul disagio giovanile si e’ voluto capire, riconoscere, prevenire; un’iniziativa pensata per creare spazi idonei a confronti e dialoghi su temi sociali di grande attualità. L’evento, promosso e coordinato dal Servizio Tutorato del Settore Orientamento, Tutorato e Disabilità (AdiSS- Area Didattica Servizi agli Studenti) dell’Università Ca’ Foscari, è stato realizzato nell’ambito delle iniziative di Terza Missione dell’Ateneo, con il patrocinio del Comune di Venezia e con la collaborazione della Polizia delle Comunicazioni. Hanno reso i saluti istituzionali Arianna Cattarin, direttrice Ufficio Orientamento e Career Service, ADiSS; Ricciarda Ricorda, prorettrice alla didattica dell’Ateneo, e l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Venezia, Simone Venturini. In qualità di rappresentante di ESU Venezia (Azienda Regionale per il diritto allo Studio Universitario) è intervenuta inoltre Anna Tortorella, psicologa e terapeuta al servizio degli studenti dell’Ateneo. Nota distintiva dell’incontro è stata la partecipazione di ospiti esperti che, con interventi tecnico-scientifici e riflessioni culturali-artistiche, hanno contribuito a creare un dialogo ricco, variegato e completo, che ha alimentato un vivo dibattito con il pubblico in sala.
Francesco Della Puppa, ricercatore nell’ambito di Public governance, welfare and social innovation presso l’Università Ca’ Foscari, ha moderato il dibattito e armonizzato questi diversi profili. Il primo intervento si è incentrato sul malessere riversato sui canali social da giovanissimi, ignari dei pericoli del mare del web.
“È un po’ come mandare una richiesta di aiuto in una bottiglia. Come il naufrago gettava la bottiglia in mare, così i nostri giovani gettano messaggi nel mare magnum del web. Il problema è che talvolta questa bottiglia non viene raccolta da chi dà una mano, ma da persone che tirano uno schiaffo.” La similitudine – come ricordato durante i lavori – è l’espressione che l’avvocato e saggista Ilaria Caprioglio ha utilizzato per poter esplicitare a chi è un migrante digitale l’origine della necessità dell’ostentazione narcisistica da parte dei nativi digitali. Autrice di diversi libri fra cui Adolescenza. Genitori e figli in trasformazione (Il leone verde) e Storie di bambini e ragazzi con anoressia e del loro medico (Erickson), Caprioglio si è rivelata in grado di affrontare con il giusto peso e con equilibrata sensibilità temi quali il suicidio, l’anoressia, il binge drinking e i fenomeni di autolesionismo. Ha avvertito della preoccupante crescita di casi di cyberbullismo, rimarcando l’inadeguatezza dei genitori che, cullati dall’illusione di avere dei figli capaci di evitare i rischi nella vastità del web, non forniscono una educazione ai media, limitandosi casomai a demonizzare il digitale. Di qui l’invito spassionato a riflettere sulle responsabilità di chi educa e a mitigare i problemi di una società fortemente individualista e nella quale gli affetti sono “consumati”. È una sollecitazione a riparare un diffuso analfabetismo emotivo, che trova terreno fertile nel nucleo familiare stesso, e a riappropriarsi dell’empatia. Il secondo ospite dell’evento, per contrastare l’analfabetismo emotivo, fa invece ricorso allo strumento narrativo. Alessandro Gallo, regista, autore teatrale e scrittore, ha creato infatti laboratori nelle scuole dell’Emilia Romagna sui temi del bullismo e del cyberbullismo offrendo così ai giovani un canale per esternare i loro sentimenti grazie ad un linguaggio creativo: l’arte cinematografica. I cortometraggi L’ultimo banco a destra, Sara, La ragazza della laguna e Il mare ci ha visti insieme, ideati per il Progetto “Libera dalle mafie” nelle scuole di Comacchio (Ferrara), sono le creazioni di una generazione che ha familiarità con il dramma. Il linguaggio cinematografico ha aiutato a metabolizzare una quotidianità dove vige una dialettica vittima/carnefice e fragile/bullo dai confini in realtà labili. Sconvolgente, in alcuni corti, la scarsa presenza di figure adulte, mentre a pullulare sono state le gabbie adolescenziali narcisistiche inaccessibili al mondo degli adulti. Chi ha letto perfettamente e con cognizione di causa il disagio delle vittime di bullismo è stata l’ospite successiva, Ilaria Bidini. Laureata in Scienze della Formazione presso l’Università di Siena con una tesi sul bullismo e sul cyberbullismo. La sua testimonianza, in veste di vittima di bullismo e di attivista per i diritti dei disabili, ha dato rilievo al ruolo dell’educazione per estirpare tali fenomeni. Quale il sistema normativo-giuridico che sanziona i casi di cyberbullismo? A tali questioni ha risposto Alessandra Belardini, dirigente del compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni Veneto. “La rete amplifica ciò che già esiste nella realtà”. La dirigente su questo punto è stata irremovibile: la labilità che noi utenti associamo alle storie Instagram, o a commenti sui social, non esiste per coloro che sottopongono ad indagini casi di violenza sul web. Esistono bensì prove per cui non vi è rimozione che tenga o che scalfisca la crudezza e la realtà di foto o video fatti circolare con conseguenze spesso irreparabili.
L’incontro si è chiuso con l’augurio di instaurare una rete di prevenzione che coinvolga le istituzioni e che possa garantire protezione ai più piccoli, oggi “doppiamente” vulnerabili: di fronte ad una deriva emotiva nel mondo reale, e all’interno di un mondo virtuale che, solo in apparenza allettante e lusinghiero, si rivela piuttosto amplificatore di insidie reali, ha concluso nella sua relazione
sui contenuti del convegno Valeria Vavalà.(foto Cf arch.).

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