Il Festival di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia (17-26 giugno) si sviluppa secondo una modalità che integra l’ospitalità di grandi interpreti e compagnie con i laboratori destinati alla creazione di Biennale College – Danza: “La colonna vertebrale del Festival – secondo il direttore Virgilio Sieni – è rappresentata dalla presenza di coreografi che presenteranno la loro opera con la propria compagnia e parallelamente, attraverso residenze, lavoreranno alla preparazione di brani inediti all’interno dei percorsi di Biennale College”. Venezia ospiterà 25 danzatori e coreografi della scena contemporanea, autori di 32 titoli, di cui 9 saranno presentati in prima mondiale e altrettanti in prima per l’Italia. Gli spettacoli si snoderanno ciclicamente all’interno della città (dalla tarda mattinata a sera), costruendo percorsi o “mappe” tra gli spazi della Biennale all’Arsenale (Teatro Piccolo Arsenale, Sale d’Armi, Teatro alle Tese, Tese dei Soppalchi) e luoghi sia all’aperto che al chiuso distribuiti tra i sestieri di San Marco, Dorsoduro, Castello, fino all’Isola di San Giorgio. Il decimo Festival ospita figure fondanti della danza contemporanea come Maguy Marin, Leone d’oro alla carriera 2016, con il poetico Duo d’Eden, e Trisha Brown con Planes, Opal Loop, Locos, For M.G.: The Movie, opere che ripercorrono le tappe artistiche, dagli anni ’60 ai ’90, della coreografa americana. Accanto ci saranno importanti coreografi dal segno radicale, appartenenti alla generazione successiva: Anne Teresa De Keersmaeker, che firma Vortex Temporum, culmine di un lavoro incardinato sulla musica, che in questo caso è l’omonima partitura-capolavoro di Gérard Grisey, eseguita dal vivo dall’Ensemble Ictus; Shobana Jeyasingh, pioniera del multiculturalismo in danza, al Festival con Outlander, un evento speciale sviluppato e ispirato dal dialogo tra arte e architettura, all’interno del Cenacolo palladiano della Fondazione G. Cini; Adriana Borriello,che presenta il secondo movimento del ciclo Col corpo capisco, fondato, come tutta la sua ricerca, su una visione antropologica del corpo; Thomas Hauert e la sua compagnia Zoo con Inaudible, giocato sul diverso concetto di interpretazione di musica e coreografia. Altri coreografi invitati al Festival, per lo più quarantenni affermatisi in tempi recenti, sono: Nacera Belaza, la cui origine franco-algerina innerva una ricerca a cavallo fra due culture in spettacoli come Sur le fil e La traversée; la tedesca Isabelle Schad in coppia con l’artista di origine francese Laurent Goldring, autori di un originale percorso all’incrocio tra danza, performance e arti visive, di cui Der Bau, ispirato all’omonimo racconto kafkiano incompiuto e postumo, è un esempio; Marina Giovannini, che presenta Duetto nero, ulteriore tassello della sua personale indagine su tecnica e naturalità del gesto; e ancora Emanuel Gat, esponente della nuova danza israeliana affermatasi anche in Europa, che alla Biennale riserva la prima mondiale di Sunny, nato sulle musiche, eseguite dal vivo, di Awir Leon. Il Festival accende, inoltre, i riflettori su un nutrito gruppo di trentenni che hanno fatto le loro esperienze artistiche nei vari Paesi d’Europa: la svizzera Yasmine Hugonnet, con studi di classico e moderno compiuti tra Parigi e Losanna, dove attualmente è in residenza (Teatro Sévelin), autrice di una danza fatta di sottili risonanze fra i corpi, a Venezia con La ronde; l’italiana Annamaria Ajmone, che lo scorso anno aveva stupito il pubblico della Biennale con un assolo allo squero di San Trovaso, presente al Festival con Tiny Extended, sollecitato dal rapporto tra immagine in movimento e danza; Gabriel Schenker, nato a Washington, cresciuto a Rio e da undici anni residente a Bruxelles, dove ha fatto esperienze con Thomas Hauert/Zoo e Anne Teresa de Keersmaeker/Rosas, a Venezia con l’assolo Pulse Constallations costruito sulla stratificata rete di ritmi della partitura di John McGuire; il catalano Albert Quesada, di stanza a Bruxelles e come Schenker attivo nella compagnia Thomas Hauert/Zoo, alla Biennale con l’eterna magia del flamenco, di cui esplora la simbiosi di danza e musica inOneTwoThreeOneTwo; il newyorchese Daniel Linehan, associato al deSingel di Anversa poi al Sadler’s Wells di Londra e attualmente all’Opera di Lille, interessato alle interazioni tra la danza e le altre arti – musica, video, testo, canzoni, immagini – come nello spettacolo presentato a Venezia, dbdbb; Francesca Foscarini, Premio Positano 2015 nella sezione contemporaneo, attiva con Sciarroni prima di avviare una ricerca in proprio, di cui a Venezia si vedrà Back Pack; Lara Russo, che studia danza e fotografia a Barcellona e Berlino prima di stabilirsi a Bologna e vincere nel 2013 Giovane danza d’autore con Allumin-io, indagine sulla materia e l’umano che ora prosegue in Ra-me; Daniele Ninarello, con studi all’Accademia di Rotterdam e attivo fra l’Italia e i Paesi del Nord Europa, ha lavorato con Bruno Listopad, Felix Ruckert, Virgilio Sieni, Sidi Larbi Cherkaoui, sarà a Venezia con il sassofonista Dan Kinzelman per un percorso parallelo di suono e movimento, Kudoku; infine la ventinovenne Camilla Monga, studi nella danza (Scuola Paolo Grassi) e nell’arte (Accademia di Brera), prima di partecipare a un percorso di ricerca al P.A.R.T.S., da cui nasce Quartetto per oggetti, ispirato alla poliritmia del capolavoro di Varèse, Ionisation, per il Festival ampliato in 13 Objects. Biennale College – Danza 2016 trova un contesto internazionale nel Festival, all’interno del quale presenta 13 brevi spettacoli, interpretati dagli oltre 100 giovani danzatori selezionati attraverso un bando internazionale. Gli spettacoli nascono dai percorsi formativi del College: ogni percorso, della durata di una a due settimane, si compone di lezioni di tecnica contemporanea la mattina (conLaura Aris, Albert Quesada, Milena Twiehaus, Sandy Williams, Ty Boomershine, Sanna Myllylahtie) e di una fase creativa con il coreografo scelto il pomeriggio. Guidano i laboratori e firmano gli spettacoli con i danzatori di Biennale College – Danza coreografi che per la maggior parte sono presenti anche al Festival: Emanuel Gat (Venice), Yasmine Hugonnet (Unfolding Figures), Thomas Hauert (Tools for dance improvisations), Adriana Borriello (La conoscenza della non conoscenza), Nacera Belaza (La procession), Isabelle Schad e Laurent Goldring (Collective Jumps), Annamaria Ajmone (Imaginary Gardens with Real Toads in them), Claudia Castellucci (Verso la specie), Elisabetta Consonni (Abbastanza spazio per la più tenera delle attenzioni), Olivia Grandville e Magali Caillet-Gajan (Levée des conflits di Boris Charmatz), Sandy Williams (My Walking is my Dancing), Virgilio Sieni (Danze sulla debolezza). Alcuni dei percorsi con i relativi esiti coreografici sono aperti, secondo una pratica intesa come trasmissione cara a Sieni e a molta coreografia europea, a non professionisti, coinvolgendo un’intera comunità di adolescenti, anziani, cittadini. Per il quarto anno consecutivo verrà presentato Vita Nova, ciclo di danze destinate ai più giovani danzatori, dai 10 ai 16 anni, che lavorano sui linguaggi della danza contemporanea. Autoridelle coreografie per Vita Nova sono: Marina Giovannini, Manfredi Perego, Chelo Zoppi. Infine, un laboratorio destinato a giovani critici, condotto da Massimo Marino e Lorenzo Donati, creerà un blog multimediale che testimonierà le attività e il dietro le quinte di tutta la Biennale Danza 2016. Il Festival ospita la presentazione del progetto europeo Ergonomica. Connecting dance and architecture in urban areas, dedicato alla relazione fra danza e architettura.