Cerimonia di inaugurazione, con il premier Matteo Renzi, cui ha fatto seguito la premiazione e apertura al pubblico: e questo fino a domenica 27 novembre, ai Giardini e all’Arsenale, della 15/ma Mostra Internazionale di Architettura dal titolo “Reportng from the front”, diretta da Alejandro Aravena e organizzata dalla Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta. La Mostra è affiancata da 63 Partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Sono 4 i paesi presenti. Per la prima volta ci sono: Filippine, Nigeria, Seychelles e Yemen. Il premier Matteo Renzi, di ritorno dal G7 in Giappone, intenvenendo durante la cerimonia ha detto tra l’altro: “Noi siamo molto fieri e molto onorati della Biennale. E’la prima volta che vi partecipo da primo ministro, ma l’attenzione che continueremo a dare a questi eventi è fondamentale. Il futuro del mondo è nella cultura ed è una grande sfida per il futuro”. Renzi ha poi annunciato che sarà firmato “un decreto governativo con 500 mln di euro per periferie”. La Mostra è composta da un unico percorso espositivo dal Padiglione Centrale (Giardini) all’Arsenale, includendo 88 partecipanti provenienti da 37 paesi. Di questi 50 sono presenti per la prima volta, e 33 sono gli architetti under 40. “La signora sulla scala (nella foto), salendo sui gradini più alti può scrutare un più vasto orizzonte e, così facendo, conquista un suo “expanded eye”, ha sostenuto il vertice della Biennale Architettura 2016, curata da Alejandro Aravena. È un’immagine che ci è subito piaciuta – ha detto il Presidente Paolo Baratta – anche perché un po’ rappresenta la Biennale tutta, le nostre attitudini, le nostre finalità”. “Questa immagine in parte si contrappone a quella che fu adottata nell’ultima Biennale Arte. Okwui Enwezor – ha ricordato Baratta – l’anno scorso scelse come simbolo di riferimento il molto famoso “Angelus Novus” di Paul Klee, come interpretato da Walter Benjamin; l’angelo alato che guarda indietro, spaventato, e vede solo il passato e nel passato, rovine e tragedie ma anche illuminazioni che potranno essergli utili domani, nel futuro verso il quale lo spingono occulte forze provvidenziali, come un vento che soffia sulle sue ali”. “Cosa vede la signora? Credo soprattutto – ha proseguito Baratta – un suolo desolato fatto di immense zone abitate dall’uomo delle quali l’uomo non può certo andare orgoglioso, realizzazioni molto deludenti che rappresentano un triste infinito numero di occasioni mancate per l’intelligenza e l’azione della civiltà umana. Molte realtà tragiche, altre banali che sembrano segnare la scomparsa dell’architettura. Ma vede anche segni di capacità creativa e risultati che inducono a speranza, e li vede nel presente, non nell’incerto futuro delle speranze e dell’ideologia. Con questa Biennale vogliamo indagare in modo più esplicito se e dove vi sono fenomeni che mostrino una tendenza contraria di rinnovamento; si va alla ricerca di messaggi incoraggianti”. “E ci interessa non solo che siano mostrati i risultati ottenuti, da sottoporre a giudizio critico. Ci interessa anche la fenomenologia di quanto accaduto in questi esempi positivi. E cioè come è nata la domanda di architettura, come si sono evidenziati ed espressi le necessità e i desideri, quali procedimenti logici, istituzionali, giuridici, politici e amministrativi hanno indotto una domanda per l’architettura, e quindi consentito all’architettura di trovare soluzioni oltre quelle banali o autolesioniste”. “Perché qui vi è certamente una seria impasse; non tanto nell’architettura come disciplina, ma nell’organizzazione umana, nella capacità nostra di avvalerci di essa e di chiamarla in soccorso sapendo con essa dialogare.
«Sentiamo il bisogno di evidenziare come, nei casi di esito positivo, si sono evolute le catene delle decisioni che legano bisogno – consapevolezza – opportunità – scelte – realizzazioni. Ci interessa l’architettura come strumento di self-government, come strumento di una civiltà umanistica, non in grazia di uno stile formale, ma come evidenza della capacità dell’uomo di essere padrone dei propri destini”. In un viaggio attraverso l’America del Sud – racconta Alejandro Aravena – Bruce Chatwin incontrò una signora anziana che attraversava il deserto portando una scala di alluminio in spalla. Era l’archeologa tedesca Maria Reiche che studiava le linee Nazca. Viste in piedi sul terreno, le pietre non avevano alcun senso; sembravano nient’altro che pietrisco. Ma dall’alto della scala, le stesse pietre formavano un uccello, un giaguaro, un albero o un fiore”. Aravena ha auspicato che la Biennale Architettura 2016 offra “un nuovo punto di vista come quello di Maria Reiche dalla scala. Di fronte alla complessità e alla varietà delle sfide alle quali l’architettura deve dare risposta, la mostra 2016 si propone di dare ascolto a quelli che hanno potuto acquisire una prospettiva e che sono quindi in grado di condividere sapere ed esperienze con noi che stiamo in piedi sul terreno”. Sono tre i Progetti Speciali della Mostra, il primo promosso dalla Biennale, gli altri due frutto di accordi stipulati con altre istituzioni, organizzati e realizzati dalla Biennale stessa. L’esposizione curata dall’architetto Stefano Recalcati, dal titolo Reporting from Marghera and Other Waterfronts, analizza nella sede espositiva di Forte Marghera (Mestre) progetti significativi di rigenerazione urbana di porti industriali, contribuendo a stimolare una riflessione sulla riconversione produttiva di Porto Marghera. L’accordo di collaborazione con il Victoria and Albert Museum di Londra trova un suo primo passo nel padiglione delle arti applicate alle Sale d’Armi dell’Arsenale, con il titolo A World of Fragile Parts, a cura di Brendan Cormier. Infine, in previsione della conferenza mondiale delle Nazioni Unite – Habitat III, che si terrà a Quito in Equador nel mese di ottobre 2016, e nel contesto del programma Urban Age, organizzato congiuntamente dalla London School of Economics e dalla Alfred Herrhausen Society, la Biennale allestirà, sempre alle Sale d’Armi, un padiglione dedicato ai temi dell’urbanizzazione – Report from Cities: Conflicts of an Urban Age – con particolare attenzione al rapporto tra spazi pubblici e spazi privati.

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