“E’ un giorno di gioia – ha esordito il direttore dell’Archivio di Stato Giovanna Giubbini – perchè viene restituito alla città un patrimonio importante, che ci occuperemo di restaurare. Nel nostro Archivio viene conservata la memoria della Serenissima e del territorio, di terra e di mare, oltre che gli archivi delle grandi Scuole che costituiscono un’importantissima componente della storia della Repubblica di Venezia”. Due “mariegole” sono state rubate 70 anni dall’Archivio di Stato di Venezia, e dopo cinque anni di indagini del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio culturale di Venezia, coordinata dalla Procura veneziana, le opere hanno fatto ritorno a casa. Si tratta di due preziosi documenti, di grande valore culturale ed economico: una Mariegola (cioè lo statuto delle corporazioni d’arti e mestieri a Venezia) della Scuola Grande di Santa Maria di Valverde della Misericordia e il frontespizio della Mariegola della Scuola Grande di San Giovanni evangelista (una pagina miniata del XIV secolo). Le opere d’arte (nella foto, con autorità all’Archivio di Stato) furono sottratte nel 1940 dalla Sala diplomatica Regina Margherita per essere vendute a collezionisti privati e passarono tra le mani di alcuni profughi di guerra per finire successivamente tra le collezioni della Boston Public Library, dove sono state scoperte. I dettagli del ritrovamento sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa a cui hanno partecipato il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, il comandante provinciale dei Carabinieri, Claudio Lunardo, il comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Venezia, tenente colonnello Christian Costantini, il direttore dell’Archivio di Stato, Giovanna Giubbini e l’archivista Andrea Pelizza . “Celebriamo una grande operazione dei colleghi del Nucleo Carabinieri tutela patrimonio culturale con cui lavoriamo ogni giorno – ha aggiunto Lunardo – Siamo orgogliosi di rendere il nostro servizio per la città restituendo un pezzo di storia ai cittadini veneziani”. Come ha ricordato il tenente colonnello Costantini, il furto avvenne nei primi anni ’40 ma la denuncia fu tardiva, nel ’49. In quel periodo non era ancora attiva la banca dati delle opere culturali sottratte, che invece prese forma nell’89 e ora cataloga oltre 6 milioni di opere d’arte. Nel 2013 alcuni studiosi americani segnalarono le pagine miniate della biblioteca statunitense ai funzionari dell’ Archivio di Stato. Con il confronto delle immagini con quelle della banca dati è stato possibile effettuare il riconoscimento. Grazie a una rogatoria internazionale e all’agenzia Homeland Security Investigations (HSI) è stato possibile il recupero delle opere. Un ulteriore riscontro tecnico è stato avvalorato anche da un successivo confronto con l’opera di Matteo Molmenti che, nel 1905, aveva pubblicato la sua “Storia di Venezia” nella quale erano rappresentate le foto di entrambe le Mariegole. Grande soddisfazione è stata espressa dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che, nel congratularsi per l’attività dei Carabinieri a tutela del patrimonio artistico anche a fini preventivi, si è soffermato non solo sul valore artistico e culturale delle opere, ma anche sul loro significato: “Le Mariegole contenevano le regole dettagliate delle confraternite. Hanno quindi una valenza storica, educativa da capire e da studiare. Il significato della storia è questo: deve raccontare la cultura, le tradizioni di una città in cui le Scuole Grandi erano luoghi di aggregazione e in cui i pellegrini avevano modo d’incontrarsi e raccontare esperienze. Le corporazioni sono nate a Venezia in rappresentanza di interessi dei cittadini ma in maniera chiara e codificata. Le basi dell’odierna Confindustria nascono da qui. Da questa storia dobbiamo recuperare quel progetto di futuro”. Nell’esprimere soddisfazione per la gestione “moderna” dell’Archivio di Stato di Venezia, il primo cittadino ha posto poi l’accento sui beni veneziani custoditi al Louvre: “Una considerevole parte delle opere esposte nel museo parigino – ha dichiarato Brugnaro – vengono dalla città di Venezia e mai alcun trattato di pace ha formalizzato quel gran saccheggio, quel bottino di guerra subito dalla città. Non dico che queste opere dovrebbero tornare indietro, ma credo che sia necessario tenerne conto, come città, come nazione, come popolo. E’ un percorso che va intrapreso e riletto per il futuro”.
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