Architetto oggi e le differenze di questa professione a seconda del Paese in cui si opera e quale futuro dell’architettura in provincia di Belluno? Questi sono solo alcuni dei quesiti posti in occasione del convegno “Un mondo di architetti bellunesi”, organizzato dall’Associazione Bellunesi nel Mondo (ABM), con il supporto della Fondazione Architettura Dolomiti Belluno e della Fondazione “Centro Studi Tiziano e Cadore”. L’evento a Pieve di Cadore nella sala, della Casa di Tiziano, detto l’Oratore. “Bellunoradici.net è come un catasto in cui sono presenti ormai mille iscritti, tutti bellunesi, residenti in oltre 67 Paesi. Le imprese e le istituzioni bellunesi devono mettersi in contatto con queste figure che rendono onore, all’estero, al nostro territorio”. Sono le parole del presidente ABM Oscar De Bona, che ha sottolineato come: “Sia nostro compito creare le condizioni affinché questi “cervelli in fuga” possano rientrare”. I dati parlano chiaro: oltre allo spopolamento per cause naturali, vi è una concreta fuga dalla provincia di Belluno con un impoverimento culturale e professionale del nostro territorio. Tra queste persone in fuga anche l’architetto. Fabiola De Battista, presidente dell’Ordine degli architetti di Belluno, ha messo in evidenza come nel bellunese vi siano studi di architettura gestiti in modo individuale: «Sarebbe importante associarsi in modo da supportare al meglio le incombenze burocratiche, ma anche progetti collettivi dal respiro non solo locale». De Battista ha poi concluso con un monito: «Non dobbiamo perdere la nostra identità e questo non vuol dire aggrapparsi al passato, ma conoscere al meglio il nostro territorio». E a proposito di identità le ha fatto eco Giovanna Coletti, presidente della Fondazione “Centro Studi Tiziano e Cadore”: «Dobbiamo avere una identità architettonica contemporanea profondamente legata al paesaggio e la montagna deve divenire l’ambiente ideale affinché ciò avvenga». Dello stesso parere Francesca Bogo, presidente della Fondazione Architettura Dolomiti Belluno: «Le opportunità offerte dal  nostro territorio  possono derivare dai temi della rigenerazione dei centri urbani e dei centri minori, dal recupero e dal restauro del grande patrimonio costruito e dalla valorizzazione e tutela del paesaggio. È indubbio però che il radicale cambiamento di paradigma che investe la professione richiede il rinnovamento della figura professionale, anche alla luce dell’appiattimento delle competenze necessarie per emergere nel mercato della concorrenza». Moderato da Gianfranco Agostinetto, anch’egli architetto, il convegno ha avuto un susseguirsi di professionisti attivi a Belluno, in Italia e all’estero. Michele Merlo è vicino all’architettura di un grande maestro, Edoardo Gellner, senza dubbio un punto di riferimento per molti architetti. Merlo lavora principalmente in Svizzera e a tal proposito ha messo in luce alcune difficoltà fiscali che subentrano per l’italiano che lavora in terra elvetica: «I commercialisti svizzeri non conoscono la fiscalità italiana e quelli italiani quella svizzera». Per quando riguarda il suo lavoro Merlo ha ribadito come: “Sia importante l’originalità. Molte multinazionali richiedono negozi dal design uguale in qualsiasi parte del mondo. Io ho avuto la fortuna di avere clienti che invece hanno chiesto proprio l’opposto”. L’intervento di Franco Frison, già Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Belluno per più mandati, consigliere nel CNA (Consiglio Nazionale degli Architetti), assessore al Comune di Belluno, libero professionista impegnato, si è invece incentrato sulla rigenerazione urbana e di quante opportunità essa possa offrire per realtà piccole come Belluno: “Basti pensare che il Comune di Belluno ha ricevuto dal Governo 18 milioni, come il Comune di Torino, per rivitalizzare la periferia”. Dall’Italia si è passati all’estero con la testimonianza di Chiara Andreotta (radici a Borca di Cadore), giovane architetto residente a Vienna e che si occupa di architettura rurale: “A Vienna conoscono molto bene le Dolomiti e dato che il contesto paesaggistico e rurale è molto simile ci sono, e ci potrebbero essere, grandi opportunità lavorative in provincia di Belluno. Io vivo in Austria da quattro anni, ma non nascondo il desiderio di ritornare in Italia”. Un desiderio presente anche nei giovani universitari. Giacomo Andrich, studente presso l’Università degli Studi di Padova, facoltà di Ingegneria Civile e Architettura, ha raccontato dei suoi mesi passati a Parigi per conto della Fondazione di Renzo Piano: “E’ stata un’esperienza bellissima, che mi ha aperto ancora di più la mente. Renzo Piano è una persona semplice e diretta. Ho realizzato oltre cento modelli prendendo spunto dal genio di Piano e tutto questo in uno staff internazionale”. Nel mese di aprile Giacomo di laureerà, ma alla domanda “Rimarrai a Belluno?” la sua risposta è stata: “Credo che farò nuovamente le valigie per tornare in Francia. Questo non vuol dire che non tornerò mai più in Italia e a Belluno, ma allo stato attuale qui da noi non ci sono grandi lavori e poi credo sia importante, alla mia età, fare il maggior numero di esperienze all’estero”. Un’altra esperienza dall’estero è stata portata da Giulia Da Corte, originaria di Valle di Cadore: “Da diversi anni lavoro per una multinazionale italiana in Qatar. In quattro anni abbiamo realizzato la nuova metropolitana per la Qatar Railways Company. Noi italiani siamo ben visti, ma anche sottovalutati e questo mi da fastidio perché siamo sempre disponibili e se ci sono problemi siamo i primi ad essere chiamati; inoltre abbiamo una cultura millenaria e una storia incredibile. Mi manca tanto Belluno – il pensiero di Giulia – e quando posso torno a casa. Purtroppo non vedo un mio futuro lavorativo qui in Italia. Allo stato attuale non vi sono le condizioni”. Andrea Pellizzari vive e lavora a Londra, ma le sue radici sono da Fonzaso: “Dopo gli studi in architettura ho iniziato a lavorare a Belluno, ma ho voluto vivere un’esperienza all’estero. Il mio sogno era Londra e così ho deciso di partire. L’inizio è stato difficile per via della lingua, ma le difficoltà sono subito scemate. Lavorare nel Regno Unito è completamente diverso. Le soddisfazioni sono tante e, ora come ora, penso proprio di rimanere qui”.  Damaris Kellen, architetto brasiliana, ha espresso il suo amore per le bellezze italiane e per la nostra cultura: “Avete dei paesaggi naturali e architettonici unici e dovreste promuoverli di più”. Oltre al convegno si è tenuto anche il VI incontro di Bellunoradici.net. Andrea Da Ronch, ingegnere aerospaziale, ha voluto portare la sua testimonianza di bellunese nel mondo: «Io invito gli amministratori e gli imprenditori italiani a cercare fondi in tutto il mondo, senza fermarsi alla propria realtà. Per la mia ricerca ogni anno giro il mondo in cerca di finanziatori e le risposte arrivano. La mia Università, Southampton (UK), riceve sostegno dal Brasile, dagli USA e dalla Cina». Sempre Andrea ha rimarcato il suo attaccamento a Belluno, ma anche la convinzione che non rientrerà prossimamente: «Sono emigrato per poter crescere professionalmente. L’Italia non mi avrebbe mai permesso tutto ciò”. Un convegno ricco di spunti e che ha reso lustro a Pieve di Cadore. Il presidente ABM De Bona ha chiuso l’incontro sostenendo che: «dovremmo organizzare più spesso iniziativa di questo calibro. Abbiamo bisogno di un costante confronto e di una crescita comune. Il mondo è piccolo e grande allo stesso tempo, ma è presente una rete, quella dei bellunesi nel mondo, desiderosa di collaborare». Della stessa idea Ilaria Del Bianco, presidente Unaie (Unione Nazionale Associazioni in Immigrazione ed Emigrazione). «

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