La Procuratoria di San Marco ha attivato il primo sistema di regolazione attiva dell’acqua alta della storia di Venezia. E’ stato dato il clic che ha posto in opera le valvole che, non appena sale la marea, impediscono l’ingresso dell’acqua nel nartece, cioè nel portico della Basilica. Mentre fino all’altro ieri già 64 centimetri di marea consentivano l’ingresso di acqua, d’ora in poi si sarà al sicuro fino a 88. Dopodiché, oltre quella quota, non sarà più una questione di valvole, che continueranno comunque a fare il loro servizio: l’acqua entrerà per sormonto, da altri ingressi. Di questo hanno riferito di un convrgno i media locali tra i quali il sett.diocesano Gente Veneta. «Perciò è tempo di un segnale forte, perché il tempo manca: il Mose va finito. E non si può rinviare ancora»: lo ha detto Carlo Alberto Tesserin, Primo Procuratore di San Marco, nella stessa circostanza: il giorno di esordio delle valvole che salvano il nartece di San Marco e il giorno del grande convegno, tenutosi nella sala del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale, durante il quale si è presentata l’opera in tre volumi sulla Basilica, edita da Marsilio e a cura del Proto emerito Ettore Vio. Le due cose – il mini-Mose che stoppa l’acqua nel nartece e il maxi-Mose, che frena l’acqua in ingresso dalle bocche di porto – sono strettamente correlate. Sono entrambi sistemi attivi di regolazione dell’acqua. I sistemi, cioè, oggi necessari per salvarsi da un fenomeno che ha trend crescenti. Come ha scritto su GV Giorgio Malavasi, il fenomeno dell’acqua alta si manifesta a quote e frequenze crescenti e la basilica e’da sempre oggetto di allagamento. Ma oggi non è più rinviabile un intervento: «Un altro evento come quello del ’66 – ha insistito il Primo Procuratore Tesserin – e rischiamo di trovarci senza piu’ basilica”. (foto GV).