Il referendum per l’autonomia della Lombardia e del Veneto da una parte, e le istanze della Catalogna dall’altra hanno riacceso i riflettori sulla specialità del Trentino e dell’Alto Adige. Un’occasione importante per spiegare le ragioni storiche ma soprattutto l’attualità e la modernità dello strumento dell’autogoverno che, se correttamente esercitato nel segno della responsabilità, porta un vantaggio prima di tutto ai cittadini ma al tempo stesso a tutti i livelli istituzionali, Stato compreso. Su questi temi il governatore Ugo Rossi che è stato invitato a Sondrio dal sottosegretario Ugo Parolo e dal presidente della provincia Luca Della Bitta (foto) a spiegare quali sono gli ingranaggi che muovono la macchina che ha portato il popolo trentino attraverso il lungo viaggio del ”fare da sé”. Ricordando De Gasperi, Kessler, ma prima ancora le decine di migliaia di Trentini che negli anni Quaranta sotto l’egida dell’ASAR sono scesi in piazza per rivendicare ciò che sentivano come un loro patrimonio millenario, Rossi ha spiegato che l’autonomia non arriva per caso, né si può pigiare un interruttore per farla apparire improvvisamente sullo schermo della realtà. Autonomia è un percorso faticoso, da affrontare ogni giorno, prova ne sono le ormai 154 norme di attuazione che hanno portato il Trentino ad avere sempre più competenze, sempre con l’obiettivo di organizzare al meglio gli strumenti con cui vincere le sfide del futuro. L’incontro è stato anche un’occasione preziosa per smontare alcuni persistenti luoghi comuni. A partire da quello che dipinge l’autonomia come un privilegio pagato dallo Stato: “Noi non costiamo nulla a Roma – ha spiegato Ugo Rossi – perché finanziamo con le risorse prodotte in Trentino tutto ciò che serve ogni giorno ai nostri cittadini e ai nostri ospiti. Anzi, visto che le amministrazioni usano come benzina i soldi delle tasse, ebbene si deve sapere che, dai 9 decimi del gettito che ci spetterebbe da Statuto, siamo già scesi a 7,5 perché con due “Patti” con il Governo abbiamo deciso di contribuire al risanamento del debito italiano versando 1 miliardo e 100 milioni di euro ogni anno attingendo ai 4,5 miliardi circa che rappresentano il volume del nostro bilancio. Ciononostante l’autogoverno funziona perché gestire i problemi e le attività proprio nel luogo dove si generano consente di ottimizzare, spendere meglio e persino controllare meglio. Ecco perché diciamo sì a quelli che vogliono intraprendere il cammino dell’autonomia. Purché ci si ricordi che – per usare un vecchio slogan che Ugo Parolo ha fatto proprio – autonomia significa anzitutto “il diritto di sentirsi in dovere”. Di autonomia s’è parlato anche durante “Otto e mezzo”, su La7.