In Italia solo poco più di 1 bambino su 4 (25,5%) trova posto all’asilo mentre i genitori sono costretti a chiedere aiuto a nonni e parenti o addirittura a licenziarsi per assistere i figli. E’ quanto emerge dall’analisi dell’Unione europea delle cooperative (Uecoop) su dati Istat nel commentare positivamente le parole del presidente del Consiglio Mario Draghi che alla Conferenza sulla parità di genere per la festa dell’8 marzo ha ricordato che il numero dei posti negli asili nido nel nostro Paese è inferiore agli obbiettivi europei e che “la loro distribuzione territoriale va resa ben più equa di quanto non sia oggi”.
Se infatti – sottolinea Uecoop – ci sono regioni, dalla Valle d’Aosta all’Umbria, dall’Emilia alla Toscana, con una dotazione sopra la media europea del 33% altre invece non raggiungono neppure questo risultato. Sul territorio nazionale sono attivi 13.335 fra asili nido, sezioni primavera e servizi integrativi per la prima infanzia e se le aree del Nord e del Centro raggiungono gli obiettivi europei o sono appena sotto, la situazione precipita al Sud con il 13,3% e sulle isole (13,8%).
L’asilo è ormai un servizio essenziale per la conciliazione tra vita familiare e lavoro – evidenzia Uecoop – considerato che oltre 49mila genitori hanno lasciato il proprio posto di lavoro volontariamente secondo gli ultimi dati annuali dell’Ispettorato nazionale del lavoro e 7 volte su 10 (73%) questa situazione ha riguardato proprio le madri. Il 35% di chi si licenzia volontariamente lo fa proprio per incompatibilità fra i propri impegni di professionali e le esigenze di cura dei figli, il 27% per l’assenza di parenti di supporto e il 7% per l’elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato fra asilo nido e baby sitter e o per il mancato accoglimento dei figli al nido (2%).
Una situazione di difficoltà che sempre più spesso porta il welfare privato a integrare quello pubblico grazie ad accordi aziendali nei quali ai primi 4 posti dei servizi più richiesti ci sono proprio quelli che riguardano la scuola e l’istruzione dei figli (79%), la salute (78%), l’assistenza (78%) e la previdenza (77%) secondo un’analisi di Uecoop su dati Assolombarda. Per rispondere a questa domanda di assistenza – sottolinea Uecoop – oltre ai servizi tradizionali pubblici e privati, stanno crescendo offerte alternative come gli asili aziendali per i figli dei dipendenti o i mini nido con “tate” le cosiddette “tagesmutter” che seguono piccoli gruppi di bambini in grandi appartamenti attrezzati diffusi soprattutto nelle grandi città e in Trentino Alto Adige. Tutti questi servizi – continua Uecoop – sono spesso realizzati insieme a cooperative in grado di offrire personale già formato e locali adatti ma è urgente – conclude Uecoop – potenziare l’offerta per mettere il servizio sull’intero territorio nazionale al livello della media europea.(ph arch.)