L’Università Ca’ Foscari Venezia, l’Iraq Museum di Baghdad e l’Ambasciata d’Italia a Baghdad hanno presentato in questo mese di dicembre “La Dama di Warka e l’Archeologia dei Significati”, un dispositivo artistico-scientifico che riporta i riflettori del mondo su una tra le prime rappresentazioni scultoree del volto umano: la Dama di Warka. L’evento all’Iraq Museum di Baghdad. La presentazione dedicata al capolavoro dell’arte mesopotamica resta aperta fino al 6 marzo 2018 e vanta il patrocinio del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale e dell’Unesco. La testa femminile conosciuta come Dama di Warka (foto ) è stata scolpita – a tutto tondo – su alabastro bianco, oltre 5000 anni fa. E’ stata riportata alla luce nel corso degli scavi condotti da una missione tedesca nell’antico sito di Uruk nel 1938. Ritrovata in un’area di culto nella città, alla base di una fossa dove era stata gettata, essa raffigura con molta probabilità la dea Inanna. Dopo il suo recupero, per la sua straordinaria qualità artistica è stata esposta come icona dell’arte sumerica arcaica. Scomparve durante il saccheggio del Museo, nel 2003, ma allo stesso Museo fu riconsegnata intatta qualche mese dopo. Protagonista del progetto è quel volto scolpito nel 3200 a.C., posizionato, grazie alla collaborazione tra museo iracheno e ateneo italiano, su un nuovo piedistallo realizzato in un materiale sintetico trasparente che ne permette una visione completa. L’enigmatico volto della Dama viene esplorato attraverso le immagini realizzate nell’ambito di un progetto scientifico e artistico nato dalla collaborazione tra il professor Lucio Milano, docente a Ca’ Foscari e l’artista e fotografa Giorgia Fiorio. Il progetto ispira una riflessione interdisciplinare sullo straordinario significato e valore culturale della Dama di Warka e sugli interrogativi che genera. E’ uno strumento di archeologia dell’immateriale: indaga il dialogo che si stabilisce tra il volto di statua che guarda gli umani e i volti di umani che interrogano la statua, in un reciproco rapporto di presenza che si rinnova continuamente. Lo fa con i risultati di uno studio sulla Dama di Warka senza precedenti, che intende rafforzare la consapevolezza e responsabilità di ciascuno di noi nei confronti di un comune patrimonio culturale e della sua trasmissione. Con l’opera Eikona esposte tre opere, composte ognuna da 36 immagini a partire da un rilevamento di fotogrammetria che trama a 360° gradi la superficie scolpita. Paradeigma è invece il titolo di quattro opere di trascrizione che, disposte di fronte all’originale della Dama di Warka organizzano quattro insiemi di immagini diverse, a partire dallo stesso corpo statuario. I Paradeigma interrogano il declinarsi dell’apparenza molteplice nel divenire della luce alla percezione di chi li contempla. “Cosa si attiva nel nostro cervello quando guardiamo il volto, gli occhi, di una statua? – è tra gli interrogativi della ricerca, come ha spiegato Lucio Milano, direttore scientifico di Humanum e professore Storia del Vicino Oriente antico al Dipartimento di Studi Umanistici di Ca’ Foscari – Per tentare di rispondere indaghiamo l’origine del vincolo di reciprocità che si crea tra due volti posti a confronto, il volto dell’uomo e il volto di una statua antropomorfa. E lo facciamo con una delle più antiche esperienze della statuaria”.