Il dipartimento di conservazione della Collezione Peggy Guggenheim intraprende un altro importante progetto isu uno dei suoi capolavori, Lo Studio (L’Atelier) realizzato da Pablo Picasso nel 1928. Il progetto è reso possibile grazie al generoso supporto di BSI Banchieri svizzeri dal 1873, Istitutional Patron del museo dal 2001, questo dopo il restauro e la mostra fatti nel 2015 dedicati a Jackson Pollock. Robert Motherwell, tra i maggiori esponenti dell’arte americana del dopoguerra, dopo aver visto il dipinto di Picasso nella galleria newyorkese di Peggy Guggenheim Art of This Century, scriveva: “Quel quadro ha influito in maniera forse determinante sulla mia vita in quei primi dieci anni a New York. Quel bianco incredibile […] certamente una delle opere più austere e forti a partire dall’affermarsi del cubismo […] Senza dubbio uno dei capolavori del XX secolo”. Oggi quel bianco ha perso la sua brillantezza, a causa della cera affiorata negli anni sulla superficie, affioramenti questi causati da un precedente restauro risalente alla fine degli anni sessanta, quando l’opera venne rintelata utilizzando cera e resina per fissare i numerosi sollevamenti di colore. Inoltre i depositi di particolato atmosferico hanno spento gli altri colori impedendo la corretta lettura cromatica del dipinto. Lo scorso aprile è dunque iniziato, presso il dipartimento di conservazione del museo veneziano, uno studio approfondito sulle problematiche conservative del dipinto e sulla sua tecnica esecutiva, studio che permetterà di stabilire le migliori procedure e i materiali più idonei a rimuovere selettivamente e gradualmente i depositi incoerenti. Dopo averlo terminato nel 1928, Picasso rielabora Lo Studio, ne riduce la varietà cromatica e la complessità compositiva ricoprendo con il bianco forme e colori e lo affida quindi al leggendario mercante Daniel H. Kahnweiler. Sei anni più tardi, nel luglio del 1934, l’artista riacquisisce il dipinto, dando in cambio a Kahnweiler altre cinque opere, a testimoniare l’importanza che il quadro ha nella sua produzione artistica. Allo scoppio della seconda guerra mondiale l’opera viene esposta in occasione della mostra curata da Alfred H. Barr Jr. Picasso: Forty Years of His Art al Museum of Modern Art. Successivamente l’artista affida Lo studio alla galleria Valentine Dudensing di New York, e qui, dietro suggerimento dell’allora marito Max Ernst, Peggy Guggenheim lo acquista nel 1942, poco prima di aprire Art of This Century. Nel 1983 al Metropolitan Museum di New York, e poi nel 1996 a Venezia, il quadro viene sottoposto ad una serie di indagini volte a scoprire la sua prima versione, quella del 1928. Le radiografie, la riflettografia in infrarosso, la fluorescenza in UV, l’analisi ad occhio nudo hanno permesso allora solo un’ipotesi di ricostruzione. Oggi la ricerca ha compiuto enormi passi avanti e le strumentazioni scientifiche messe a disposizione permetteranno di mostrare esattamente e analiticamente la prima versione del dipinto. Il quadro sarà quindi nei prossimi mesi al centro di una vera e propria indagine investigativa eseguita dai tecnici del laboratorio mobile MOLAB del CNR-ISTM di Perugia che permetterà di conoscere il processo creativo che sottende una delle opere d’arte più importanti del XX secolo. Il progetto di ricerca si avvarrà, tra gli altri, della collaborazione con il Consorzio universitario CSGI-Università di Firenze, nell’ambito del progetto europeo NANORESTART (NANOmaterials for the REStoration of works of ART) finanziato dalla Commissione Europea. Uno degli obiettivi del progetto, cui partecipa la Collezione Peggy Guggenheim, è sviluppare nuovi nanomateriali per la pulitura selettiva delle opere moderne e contemporanee. Questi sistemi non rilasciano alcun residuo sull’opera d’arte, sono completamente atossici e rispettosi dell’ambiente costituendo oggi la classe di materiali più avanzati per la conservazione delle opere d’arte.