Tefaf Maastricht è la fiera di arte e antiquariato più importante del mondo, e la sua reputazione internazionale è comprovata dall’ampia tipologia e dalla qualità delle opere d’arte rare proposte in vendita in Fiera, in programma al polo espositivo Mecc (Maastricht Exhibition & Conference Centre) dal 10 al 18 marzo. I galleristi che partecipano a Tefaf Maastricht sono i leader dei loro settori, e per questo spesso scoprono per primi le opere o le portano sul mercato per la prima volta. Questo è il caso della galleria Antonacci Lapiccirella Fine Art di Roma che alla edizione di Tefaf Maastricht 2018 presenta – come annunciato – un dipinto inedito di Antonio Canova, mai esposto da più di 200 anni, che costituisce un importante ritrovamento e aggiunge un significativo contributo all’attività pittorica del grande scultore. Si tratta dell’Autoritratto di Giorgione (foto), un dipinto ad olio su tavola, cm. 72,5 x 64, ancora racchiuso entro la sua cornice originale intagliata e dorata di fattura romana, che sappiamo essere stato commissionato dal principe Abbondio Rezzonico, grande protettore e mecenate del giovane scultore. Nipote di papa Clemente XIII, aveva incaricato Canova del monumento funerario dello zio per la Basilica di San Pietro, un’impresa grandiosa che contribuì alla decisiva consacrazione del suo autore. Proprio il Rezzonico fu complice nella singolare vicenda dell’inganno ordito dallo scultore nei confronti dei maggiori artisti e intellettuali allora presenti a Roma, personaggi come Angelica Kauffman, Gavin Hamilton, Antonio Cavallucci, Giuseppe Cades, Giovanni Volpato, ed altri ancora, cui in occasione di un banchetto a casa del principe venne presentato questo dipinto spacciandolo appunto per un Autoritratto di Giorgione. In virtù dell’abilità con cui era stato eseguito, il dipinto piacque a tutti e venne considerato all’unanimità autentico. L’opera era stata realizzata abilmente da Canova su di una antica tavola cinquecentesca dove era già dipinta una Sacra famiglia, la cui immagine è adesso affiorata grazie a una riflettografia ai raggi infrarossi, prendendo come modello un’incisione con il ritratto di Giorgione inserita ne “Le meraviglie dell’arte” di Carlo Ridolfi, pubblicate a Venezia nel 1648. Siamo nel 1792 e lo scultore aveva già realizzato dei dipinti ispirandosi alla pittura del Rinascimento veneziano, come una Venere con specchio, già anch’essa scambiata per antica. I vari passaggi di questa vicenda sono narrati nelle più autorevoli fonti su Canova e in particolare sia nella prima monografia a lui dedicata da Faustino Tadini, sia nelle due biografie di Melchiorre Missirini, segretario dell’artista, e dello scultore Antonio D’Este, responsabile del suo studio romano. Alla morte del principe Rezzonico il dipinto andò per lascito testamentario al Cavalier de Rossi, il quale per un debito contratto lo cedette a un merciaio in via del Paradiso, a Roma. Info: press in Italia: studio Esseci, gestione3@studioesseci.net, 049 663499