I Musei Civici di Verona hanno ricevuto in donazione l’autoritratto del 1552 dell’artista Antonio Badile. L’importante lascito è stato riconosciuto al Comune dalla signora Ida De Stefani che, in ricordo del marito Gianni Delaini, ha fatto dono alla città di un particolare dipinto raffigurante, uno degli artisti più significativi del Cinquecento veronese, maestro di Paolo Caliari, detto ‘Il Veronese’. A ricevere il dipinto, installato a Castelvecchio, il sindaco Federico Sboarina insieme all’assessore alla cultura Francesca Briani e alla direttrice dei Musei Civici Francesca Rossi. L’opera, posta appositamente di fronte al dipinto ‘Pala Bevilacqua-Lazise’ di Paolo Caliari, è da ora visibile nella sala Tintoretto-Veronese. Uno spazio espositivo che avrà a breve un intervento di valorizzazione, perché contiene i capolavori più rappresentantivi del nostro Cinquecento.
“Un gesto di straordinario valore per la città – ha detto il sindaco Sboarina –. Ringrazio la signora De Stefani, perché il suo gesto di mecenatismo non solo dimostra un alto senso civico, ma ci aiuta ad arricchire l’importante collezione del museo di Castelvecchio. Un dipinto di grande valore storico e culturale, che sarà visibile a tutti in una delle suggestive sale del museo. Ho chiesto alla direttrice Rossi di strutturare un percorso monografico che mostri ai veronesi i capolavori degli artisti a cui Verona ha dedicato ad eterna memoria vie e monumenti della città”. “Un esempio importante di mecenatismo – ha dichiarato l’assessore Briani –, che ricorda i periodi delle grandi donazioni artistiche. Con il generoso gesto della signora De Stefani, il quadro entra nelle collezioni civiche tra i documenti fondamentali per la ricostruzione della storia dell’arte cittadina al tempo di Veronese. Sarà esposto al pubblico nel percorso permanente della pinacoteca del Museo di Castelvecchio accanto alle opere di Veronese e Tintoretto, tra i protagonisti della stagione d’oro del Cinquecento veneto”. Artista autorevole e poliedrico, Antonio Badile, scomparso a soli 42 anni nel 1560, ha guidato la bottega secolare di famiglia, attiva dal XIV al XVII secolo, nel passaggio artistico dal classicismo d’inizio Cinquecento ad una più colta e complessa tecnica pittorica, di cui l’allievo Veronese sarà uno dei massimi esponenti.
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