Dodici superarcheologi per trenta siti nel mondo, dal Mediterraneo al Medio Oriente, dall’Africa all’Asia, dalla preistoria al mondo coloniale e sub-contemporaneo costituiranno la task force messa in campo da Ca’ Foscari per dare impulso e maggiore coerenza all’azione che già i singoli ricercatori svolgevano all’interno dell’Ateneo e per sviluppare nuove idee e progettualità. Su questa realta’-potenziale ha scritto un testo sul magazinews di Cf Federica Ferrarin. Tutte le archeologie di Ca’ Foscari in un unico Dipartimento, quello di Studi Umanistici ed organizzate in un unico centro (il Centro Studi di Archeologia Venezia CESAV) che si propone di coordinare le varie attività di ricerca e darne visibilità, sotto la Direzione di Sauro Gelichi, professore ordinario di Archeologia Medievale. “Il Centro – ha precisato Gelichi – ha un significato che va oltre quello di coordinare e valorizzare le singole iniziative (che già esistono) o di promuoverne, se possibile, altre, ma intende muoversi su due ulteriori fronti, tra di loro connessi: il primo è quello di potenziare un proficuo rapporto con la società civile, ampliando e valorizzando i momenti di incontro e di disseminazione con le comunità; il secondo è quello di agire nell’ambito dellacompetizione in ambito universitario, lavorando su prospettive formative nuove e cooperando con le strutture istituzionali del Dipartimento e dell’Ateneo per essere sempre più attrattivi nei confronti della popolazione scolastica. Si tratta di due spazi che riteniamo strategici per il futuro delle nostre discipline e per il recupero di una centralità del sapere umanistico nell’ambito della formazione universitaria e nel quadro di un forum pubblico”. L’Ateneo ha recentemente dato notevole impulso alla disseminazione, alla divulgazionedelle attività archeologiche e alla sempre maggior partecipazione e condivisione con la cittadinanza dei risultati dello scavo, nella prospettiva di costruire ponti con la società civile e nell’ottica di contribuire, attraverso l’archeologia, alla riappropriazione del passato da parte delle comunità. Ne sono testimonianza le innumerevoli attività promosse in occasione degli scavi e ampiamente seguite sui media. Sugli scavi cafoscarini nel mondo, sono usciti solo nel 2018 oltre 200 articoli su stampa, televisioni e siti web (anche stranieri). Il Centro nasce inoltre come una struttura aperta, disponibile al dialogo e all’interazione con altri Enti ed Istituzioni ed è favorevole ad accogliere l’affiliazione di altri ricercatori dell’Ateneo, nell’ottica di rafforzare quel dialogo tra le discipline (di ambito umanistico e naturalistico) già ampiamente sperimentato e cercare di realizzare, nei fatti, quell’interdisciplinarietà che costituisce uno dei tratti distintivi dell’archeologia. L’archeologia cafoscarina può contare anche su progetti che si avvalgono, sempre di più, diinnovazioni tecnologiche all’avanguardia e di contaminazioni con il mondo del digitale(come ricostruzioni in 3D, ricognizioni dal satellite, GIS, fotogrammetria, creazione di modelli); inoltre essa sta esplorando vie sofisticate che consentano di valorizzare al meglio i risultati della ricerca e renderla sempre più fruibile attraverso, per esempio, la conoscenza e la navigazione virtuale di luoghi archeologici di non facile accessibilità per tutti, come quelli sommersi. Un altro settore che gli archeologi di Ca’ Foscari coltivano da tempo è quello del rapporto con le scienze naturali e le archeometrie, “archaeological sciences”, caratterizzandosi, secondo le più recenti tendenze della ricerca archeologica, per una spiccata interdisciplinarietà e nell’ambito di importanti collaborazioni internazionali. Gli archeologi di Ca’ Foscari possono offrire un ventaglio, numeroso per quantità ed eccellente per qualità, di missioni archeologiche, sia nel nostro Paese che all’estero. Le missioni all’estero sono sei e operano, con il riconoscimento e il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, su un orizzonte cronologico che si estende dalla preistoria all’archeologia medievale, prevalentemente nei paesi delMediterraneo Orientale e del Vicino Oriente (Armenia, Georgia, Grecia, Iraq, Sudan), secondo una tradizione consolidata del nostro Ateneo, dove l’interesse per queste regioni non solo si pone sulla scia dei rapporti di lunga data tra Venezia e l’Oriente ma si sposa anche con le lingue e culture della regione insegnate nei Dipartimenti afferenti al settore linguistico, e si collega alle numerose iniziative di scambi internazionali (Erasmus + ICM, Overseas). Un impegno analogo per numero e qualità di proposte si registra nelle missioni di ambito nazionale, che si distribuiscono su un arco cronologico che dalla protostoria arrivo fino all’età Moderna. La maggioranza di queste attività si svolgono nell’area del Triveneto (Altino, Aquileia, Jesolo, Padova, Torcello),altre invece vedono impegnati i nostri docenti al fuori della Regione (Claterna in Emilia-Romagna e Cupra Marittima, nelle Marche). Si tratta di ricerche, anche su importanti siti patrimonio dell’Unesco, che hanno ricadute significative sui quei territori dove agisce il nostro Ateneo, producendo sinergie con gli enti locali e consentendo di sviluppare la formazione sul campo per gli studenti cafoscarini. Infine, da diversi anni Ca’ Foscari ha sviluppato un’attenzione specifica anche nei confronti delpatrimonio archeologico sommerso, dotandosi di un insegnamento in archeologia marittima e navale e, soprattutto, promuovendo numerose ricerche volte allo studio e al recupero di numerosi relitti sommersi nel Mediterraneo. Il Centro ha prossimamente in programma un ricco ventaglio di iniziative pubbliche, tra le quali spicca per importanza la Giornata dell’Archeologia di Ca’ Foscari del 7 maggio: in quell’occasione tutti gli archeologi cafoscarini presenteranno alla cittadinanza i risultati delle loro ricerche. Ma qual è il futuro di queste discipline? Anche questo è un dibattito in corso nell’Ateneo tanto che il prossimo 10 aprile se ne parlerà a Ca’ Dolfin con ”La professione dell’archeologo: quali prospettive per il futuro?”. “Credo che sia fondamentale parlare di professione a proposito dell’archeologia – ha spiega to Sauro Gelichi – perché in genere il ‘mestiere dell’archeologo’ resta ancora qualcosa di molto indefinito, non solo a livello di opinione pubblica: un’indefinitezza che non fa bene all’archeologia e soprattutto non fa bene ai nostri giovani. Parlare con loro di questo dunque è necessario. Ho sempre pensato – ha aggiunto Gelichi – e continuo a pensare, che il nostro mestiere abbia grandi potenzialità, molte delle quali ancora inespresse. E’ del tutto evidente, però, che queste potenzialità si potranno sviluppare nella misura in cui saremo in grado di indirizzare la nostra formazione verso quegli spazi che sono più utili alla società civile e che la società civile ci richiese. Negli ultimi tempi molti giovani hanno scoperto, ad esempio, che l’area della c.d. ‘archeologia pubblica’ fornisce delle eccellenti opportunità anche sul piano occupazionale. Ma l’archeologo di cui abbiamo più bisogno resta sempre quello che sa operare, con professionalità, nell’ambito della conservazione e della valorizzazione delle collezioni e, soprattutto, quello che è in grado di cooperare, sul campo, alla salvaguardia del nostro patrimonio. Per fare questo, e i giovani devono saperlo, è tuttavia necessario rivedere e riformulare la nostra offerta formativa e renderla sempre più al passo con in tempi”. Ca’ Foscari prevede una laurea triennale in Conservazione dei Beni e delle attività culturali con percorso archeologico e una magistrale in Studi Umanistici Scienze dell’antichità, letterature, storia e archeologia, con un percorso archeologia. (foto CF).