Mangiare per sopravvivere, mangiare per saziarsi, mangiare per soddisfare il palato. Identificare un cibo come commestibile e inserirlo nella vasta gamma dei prodotti consumabili, aborrirne un altro perché “cattivo da pensare”, cioè estraneo alle proprie coordinate culturali: dietro a ciò che si mangia c’è un complesso percorso, la cui storia si sviluppa a partire dalle origini stesse dell’uomo. Spesso, più le culture sono distanti, maggiori sono le differenze nelle scelte alimentari. Il ciclo di incontri, promosso dal Museo Archeologico e dalla Società Archeologica Veneta in collaborazione con l’Università di Padova, vede intorno allo stesso tavolo studiosi che hanno fatto della storia dell’alimentazione uno dei loro filoni di ricerca. “Sul cibo dei Veneti antichi” tiene il primo marzo uno studio-approfondimento Angela Ruta Serafini della Soprintendenza archeologica nella sede dei civici musei agli Eremitani (sala del Romanino); l’8 marzo, invece, Paolo Scarpi dell’un. di Padova, parla “dalla carne alla lattuga, mondo greco ed etica pitagorica”. L’intento è illustrare saperi e tecniche legati alla produzione e alla preparazione dei cibi nel mondo antico, così come alla loro dimensione simbolica, spaziando dalla protostoria veneta al Medioevo, passando per il mondo greco-romano. Non verrà poi tralasciata l’indagine su atteggiamenti alimentari specifici – come l’astinenza permanente o temporanea da taluni cibi – o sul digiuno, pratica di astensione più o meno prolungata, che in età tardoantica si fa via d’unione con il divino.