A dieci anni dall’eccezionale alluvione che ha colpito Mestre e l’entroterra veneziano, le azioni intraprese non bastano per scongiurare altri eventi meteorologici dannosi. “Non sarà mai possibile pensare di essere completamente al sicuro” ha affermato l’ing. Mariano Carraro, già Commissario Delegato nominato dalla Presidenza del Consiglio nel 2007, che ha lavorato nella prima emergenza provvedendo alla liquidazione dei danni e alla pianificazione delle azioni di mitigazione del rischio e di riduzione del rischio. “Abbiamo ancora negli occhi le immagini degli uragani Harvey, Irma e Maria che recentemente hanno colpito e alcuni degli Stati Uniti d’America: venti a 300 km/h; precipitazioni con valori superiori al metro d’acqua in poche ore con conseguenze veramente terribili. Sono dimensioni alle quali, fortunatamente, noi non siamo abituati, però quasi contemporaneamente, nel nostro Paese, a Livorno, piogge intense hanno provocato allagamenti e purtroppo anche dei morti”. Con l’alluvione del settembre 2006 e l’alluvione del settembre 2007 entrarono in crisi i sistemi fognari e la rete di bonifica di Mestre e altri comuni delle province di Venezia, Treviso e Padova a causa dell’intensità della pioggia (oltre 300 mm nelle 12 ore). Il Commissario ha messo attorno a un tavolo i principali soggetti interessati, che avevano una qualche competenza nei temi della difesa del suolo e dell’ambiente, dell’urbanistica, dei lavori pubblici. E quindi Regione, Province, Comuni, Municipalità, Veritas, Consorzi di bonifica, enti gestori dei sottoservizi, ARPAV, AATO. Con tutti si formò fin da subito un ottimo clima collaborativo. A seguito degli eventi meteorici del 26 settembre si erano formati anche numerosi comitati dei cittadini allagati, rappresentanti e portavoce di tutti coloro i quali avevano seguito l’evoluzione dell’evento minuto per minuto. La struttura commissariale ha operato a 360° con azioni di protezione civile, accorgimenti di tipo urbanistico, individuazione di opere strutturali, contingenti e pianificatorie. Anche la Protezione Civile è scesa in campo: ad esempio il comune di Venezia ha attivato un servizio di sms, a favore di tutti i cittadini per allertare rispetto a previsioni meteo sfavorevoli. “Sono state promosse attività conoscitive del territorio al fine di costituire una base di dati comune, atta a facilitare la progettazione e la verifica delle opere di difesa del suolo – ha continuato l’ing. Carraro – ed è stato esteso l’obbligo di redigere una valutazione di compatibilità idraulica in via propedeutica alla urbanizzazione di nuove aree anche nella costruzione di singoli lotti, tale da essere in grado di trattenere le acque superflue, emanando altresì linee guida sia per i Consorzi di bonifica sia per i cittadini e le istituzioni in merito alle tecniche per affrontare il rischio idraulico. In tutto sono stati individuati oltre 320 interventi per un valore complessivo di oltre 365 milioni di euro”. Molto è stato fatto, ma molto resta ancora da fare. “Per quanto si individuino azioni, opere, interventi, che si possano realizzare in tutto o in parte – ha concluso l’ex Commissario – non sarà mai possibile pensare di essere completamente al sicuro. Il rischio zero non esiste, bisogna imparare a convivere col rischio, attraverso una buona organizzazione, condivisa e accettata, magari rinunciando a qualche metro quadro edificabile”. La convinzione che l’alluvione possa ripetersi è stata espressa anche dal Presidente del Consorzio di Bonifica Acque Risorgive Francesco Cazzaro, il quale insieme al Direttore ing. Carlo Bendoricchio ha illustrato gli interventi realizzati in questi anni dal Consorzio che, insieme a quelli realizzati da Veritas, ammontano a oltre cento milioni di euro. Manca ancora un’opera importante e costosa, non ancora finanziata: l’intervento di riqualificazione del fiume Osellino che da sola vale ben ventisei milioni di euro. (odm)