L’incremento di consumo di carne avicola negli ultimi 10 anni si attesta nell’ordine del 20%, passando dai poco più di 17 kg agli attuali oltre 20 kg pro-capite. La risposta del sistema produttivo italiano è buona e soddisfa la richiesta, grazie in particolare agli allevatori veneti che portano la regione ad essere leader assoluta a livello nazionale. Il Veneto – commenta Coldiretti – ha aumentato la propria produzione a peso morto di circa 100 mila quintali (+18%). Il numero degli allevamenti è rimasto,sostanzialmente uguale, ma è aumentata la capacità di accasamento teorica e quindi produttiva di circa il 30%. Il settore come quello delle carni bianche potrebbe essere considerato un modello dal punto di vista dell’autosufficienza. Con la pandemia da Covid – sottolinea una nota di 7Coldiretti – si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione delle popolazione. La paura di non poter soddisfare i bisogni primari come il cibo ha convinto la stessa Unione Europea a lanciare una consultazione pubblica per raccogliere contributi dagli operatori, ma anche dalle autorità e dai cittadini per realizzare un piano finalizzato a conquistare l’autosufficienza alimentare. Le dichiarazioni di Ettore Prandini all’assemblea di Unitalia trovano accoglienza nel contesto zootecnico regionale soprattutto in un momento dove l’emergenza Covid – rileva la Coldiretti – ha innescato un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime anche nel settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri. Nell’immediato – sostiene la Coldiretti – occorre garantire la sostenibilità finanziaria delle stalle affinché i prezzi riconosciuti non scendano sotto i costi di produzioni cogliendo le opportunità offerte dal Pnrr – ha concluso Prandini nel sottolinerare che “digitalizzazione delle aree rurali, recupero terreni abbandonati, foreste urbane per mitigare l’inquinamento in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici di settore sono alcuni dei progetti strategici della Coldiretti.(ph arch.).

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