olio di palma e altri grassi saturi sono cancerogeni? Spealisti al momento invitano ad uso ragionevole!

L’olio di palma e quello di palmisto contengono elevate quantità di acidi grassi saturi, pericolosi per la salute di arterie e cuore. Lo ha segnalato tra i tanti enti ed associazioni, anche Adico di Mestre (ass.difesa consumatori) che ha indicato uno studio recente pubblicato dall’Efsa in cui si fa presente che a temperature superiori ai 200 °C questi olii sviluppano sostanze che, ad alte concentrazioni, sono genotossiche, ovvero possono mutare il patrimonio genetico delle cellule. Anche l’Airc (ass. ricerca sul cancro, www.airc.it) ha dedicato studi su questo olio e dato indicazioni sul suo uso (che è evitarlo o augogestirsi in modo molto prudente). L’Efsa non ha chiesto il bando dell’olio di palma perché è difficile che concentrazioni pericolose siano raggiunte con la normale alimentazione; inoltre, nello stesso studio si fa presente che negli ultimi anni il contenuto di queste sostanze nei prodotti industriali è drasticamente diminuito poiché le industrie hanno modificato i propri processi produttivi. Va detto, inoltre, che anche altri olii vegetali sviluppano le medesime sostanze nocive, anche se in concentrazioni minori, con effetti negativi per altri aspetti della salute non legati ai tumori. L’olio di palma ha anche un impatto sull’ambiente e la sua coltivazione (così come quella di altre piante da olio che potrebbero sostituirlo) è considerata poco sostenibile. In definitiva, è consigliabile non abusare di cibi contenenti olio di palma, ma non c’è alcun motivo ragionevole per eliminarli del tutto. L’olio di palma viene estratto dai frutti dell’albero della palma. È solido a temperatura ambiente, come il burro e altri grassi animali. Se non viene raffinato, è arancione perché ricco di betacarotene (un precursore della vitamina A). Più utilizzato dall’industria alimentare è l’olio di palmisto, estratto dai semi della stessa pianta. È di colore giallo e contiene una elevata quantità di acido laurico, un acido grasso saturo. L’olio di palma contiene circa il 50% di grassi saturi, mentre l’olio di palmisto può contenerne l’80%. Va detto, cita Adico, che l’olio di palma viene usato dall’industria alimentare perchè costa poco ed è semisolido, quindi è particolarmente adatto alla preparazione dei dolci. In pratica sostituisce il burro, di cui condivide alcune proprietà nutrizionali: secondo i dati INRAN, nell’olio di palma ci sono 49,3 grammi di grassi saturi su 100 grammi, nel burro (un derivato del latte) ce ne sono 51,3. Ovviamente queste percentuali possono variare (seppure di poco) a seconda del tipo di palma o del tipo di latte che si utilizza. L’olio di palma non è l’unico grasso vegetale con un tale livello di acidi grassi saturi: anche il burro di cacao, contenuto in molti prodotti dolciari per la stessa ragione per cui si usa l’olio di palma, raggiunge i 60 grammi di grassi saturi su 100 grammi di prodotto.In conclusione, la storia dell’olio di palma è un buon esempio di quanto sia complesso valutare se un alimento è salutare o meno quando si considera l’insieme dei fattori in gioco e non solo un aspetto. L’olio di palma non è il grasso più salubre che esista, ma nemmeno il peggiore: prima di bandirlo bisogna verificare con che cosa lo si sostituirebbe. Molti prodotti che mostrano sulla confezione la scritta “senza olio di palma” contengono olio di cocco o burro di cacao, che sono altrettanto nocivi di quello di palma per altri aspetti della salute che non sono legati direttamente allo sviluppo di tumori. Infine, nel caso dell’olio di palma, bisogna considerare anche l’impatto sull’ambiente e la sostenibilità di questa coltura, confrontata con la sostenibilità delle colture alternative: anche il cocco e il cacao sono considerati a rischio perché per coltivarli le popolazioni locali abbandonano altre produzioni più utili all’alimentazione o più ecologiche. La strategia più ragionevole, a livello individuale, è quella di variare le proprie fonti alimentari, evitando di abusare di prodotti con olio di palma senza però demonizzarli o indire crociate non sempre sostenute da sufficienti motivazioni scientifiche, soprattutto se si guarda al problema nella sua interezza e non solo nei dettagli. Queste sono le linee indicate dai tanti ricercatori e sanitari speciliazzati. Il lettore, dopo aver appreso queste indicazioni, nella realtà, davanti al consumo di dolci o altri cibi con l’ olio di palma o altri acidi grassi saturi, si trova certamente disorientato e, a quanto si può dedurre, arriverà ad una autoregolamentazione spontanea. E’ evidente che dietro questi usi di olii, al di sopra dei dichiarati pericoli cancerogeni, c’è un gran mondo di business che nessun cittadino, di qualsiasi Paese, riesce a quantificare.

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