La Provincia di Trento e il Consorzio Val di Non hanno sottoscritto un protocollo per rispondere alle necessità idriche per l’agricoltura della Val di Non, attraverso un progetto organico per il potenziamento e per l’ulteriore efficientamento del sistema irriguo, accompagnato da ulteriori investimenti per il miglioramento della qualità delle acque e per un’agricoltura sempre più sostenibile, dalla progressività nel rilascio del deflusso minimo vitale e da un percorso di trasferimento tecnologico che coinvolgerà l’Università degli Studi di Trento, la Fondazione Bruno Kessler e la Fondazione Edmund Mach. Un provvedimento, come ha sottolineato il presidente del Consorzio, atteso dal mondo agricolo locale. (Nella foto la diga di S.Gistina, Prov di Tn). In particolare è stata stabilita la progressività nel rilascio del “deflusso minimo vitale”. A questo scopo il Consorzio si impegna a definire una proposta organica di progetto irriguo di valle, completando una serie di approfondimenti rispetto alle soluzioni che saranno meglio in grado di contemperare esigenze di natura ambientale, economica e sociale, ed un piano finanziario. Entro giugno 2019, dopo le attività tecniche di approfondimento che saranno condotte, sarà ufficializzato, con la firma di un ulteriore atto, il progetto complessivo di miglioramento e potenziamento del sistema irriguo della valle. Nel bilancio di assestamento 2018 della Provincia sono già stati stanziati i primi 6 milioni di euro, dal 2019 al 2021, a sostegno dell’iniziativa. Provincia e Consorzio, come è detto in una nota, si impegnano a garantire che l’eventuale programmazione di ulteriori colture agricole della valle non determini un incremento dei fabbisogni idrici e che i livelli di sostenibilità e di biodiversità siano progressivamente elevati, ma anche a verificare che il programma di miglioramento del sistema irriguo possa soddisfare anche altre esigenze di interesse pubblico connesse all’uso dell’acqua, espresse dalle amministrazioni comunali. Le premesse che hanno portato all’approvazione del protocollo d’intesa trovano riferimento anche nei due studi, effettuati dal Consorzio tra ottobre 2017 e febbraio 2018. Il primo esamina la situazione del comparto agricolo della Val di Non – 6.800 ettari coltivati a melo, 4.000 aziende familiari, 1.200 occupati nelle 16 cooperative di riferimento -, le esigenze in termini di acqua per l’irrigazione – dai 24 ai 29 milioni di metri cubi all’anno – e la situazione del reticolo idrografico. Nella deliberazione della Giunta provinciale si ricordano gli interventi realizzati, nei territori oggetto del protocollo d’intesa, dal 2006, anno di approvazione del Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche, al 2018. Tra le varie cose, il sistema di irrigazione è stato interessato da ingenti interventi di miglioramento dell’efficienza, cui la Provincia ha contribuito per circa 100 milioni di euro, che hanno comportato la conversione da pioggia a goccia del 100% della superficie coltivata a melo. Sono state inoltre finanziate importanti opere accessorie per gli impianti: bacini di accumulo, pompaggi, filtraggi, opere di adduzione.