Da gennaio 2019 le invasioni dell’acqua alta nel nartece della basilica di S.Marco si ridurranno del 90%. Cio’ si deve alle valvole che entreranno in funzione mettendo al sicuro il nartece della basilica in caso di acque alte contenute. Un intervento che ridurrà le invasioni dell’acqua da circa 200 a una decina in media all’anno. Tale opera ora è stafa compiuta e proteggerà dal 90% dei dilavamenti il porticato che dà accesso al tempio. Il nartece? Sono piccole paratoie. Verranno chiuse non appena la marea si alzerà oltre una certa quota, impedendo all’acqua di entrare nelle condotte che sbucano nel nartece. L’atrio della Cattedrale rimarrà quindi all’asciutto, ma resta il danno in caso di maree eccezionali che solo le dighe mobili del Mose, quando ltonto, riusciranno a frenare. “L’insula di San Marco – ha detto a GV il Proto Mario Piana – è una sorta di catino, con bordi più alti e una parte depressa centrale. Nell’area di massima depressione c’è la basilica di San Marco. E il punto più basso è davanti al portale centrale della Basilica: è anche il punto più basso della città e si allaga a 65 centimetri».(foto GV).
Va rivordato che Piazza San Marco ha dei condotti sotterranei, chiamati “gatoli”, che servono a smaltire l’acqua piovana. Quando piove, l’acqua viene giù dai tetti, si infila nei gatoli e viene portata in laguna, nel bacino di San Marco e nel rio che sta dietro le Procuratie Vecchie. La rete dei gatoli è stata rifatta più volte e, attorno alla Basilica, l’ultimo rifacimento risale alla metà Ottocento. Il nartece ha alcune condutture sotterranee, che sboccano in 19 forine, cioè punti di fuoriuscita dell’acqua. Li aveva fatti realizzare, negli anni ’60, il Proto Ferdinando Forlati. Fino ad allora, infatti, l’acqua superava la porta di Sant’Alipio, cioè il primo portale a sinistra che fra le tre porte della Basilica è quella più bassa. «L’acqua entrava e non usciva più: ci impiegava giorni a scolare passando per gli interstizi. E bisognava svuotare, a mano e con le pompe, il nartece allagato. Da quando, invece, Forlati ha creato tre canali di collegamento con il gatolo principale, l’acqua nel nartece entra velocemente ed esce piu’ facilmente. Vent’anni fa il progetto era stato redatto per difendere Basilica e nartece. Era uno stralcio del progetto Insula, quello che ha prodotto un rialzo perimetrale dell’insula marciana. Un rialzo portato a termine poi solo parzialmente, verso il Molo. Per la Basilica, era previsto di togliere tutta la pavimentazione musiva del nartece e di fare una vasca di impermeabilizzazione per un costo di circa sette mln. Per Mario Piana e’stata scelta una ipotesi più leggera cioe’chiudere con delle valvole gli sbocchi che il gatolo perimetrale ha con i canali che entrano nel nartece, così da impedire che l’acqua risalga. Questo dopo aver sistemato i gatoli in muratura ormai fratturati, per cui l’acqua entrava per filtrazione. «La difesa – ha chiarito il Proto a Giorgio Malavasi di Gente Veneta – l’avevamo calcolata fino a 85 centimetri, perché a quota 85 c’è il punto più basso del dosso che si trova fra la Basilica e i Pili. Sopra quella quota l’acqua entrava comunque. In realtà, abbiamo aggiunto la proposta di raddrizzare una depressione del dosso, portando la pavimentazione a 90 centimetri. Proposta che è stata accolta e realizzata. Quindi adesso, fino a 89 centimetri, l’acqua non entra. Dai 90 in poi l’acqua entra dal resto della piazza». Per quanto riguarda le valvole che bloccano il collegamento con il nartece un sensore darà il comando ad un “palloncino” di gonfiarsi di olio, facendo chiudere la paratoia. Viceversa, al calo dell’acqua, il “palloncino” si sgonfierà e la paratoia si abbasserà.
In questo modo, grazie alle valvole opportunamente aperte e chiuse, si passerà da quasi duecento invasioni all’anno ad un numero oscillante fra 7 a 5 volte l’anno.
acqua
alta marea
ambiente
Clima
Cultura
Economia
EUROPA
Paesi Mediterraneo
Religioni
storia veneziana
tecnologia
territorio
tradizioni
trasporti
Turismo
università