Spettacolare esercitazione presso l’area addestrativa di Marco di Rovereto dei Vigili del Fuoco del Corpo Permanente che hanno simulato l’individuazione ed il recupero di una sorgente radioattiva situata in un reparto ospedaliero a seguito del collasso per sisma o evento bellico della struttura che la ospitava. Sono intervenuti gli uomini del nucleo NBCR (quelli che affrontano minacce in campo Nucleare, Batteriologico, Chimico e Radiologico) che hanno utilizzato – per la prima volta – i droni, in gergo tecnico Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto. “E’ stata un’esercitazione di particolare importanza – ha sottolineato l’ingegner Stefano De vigili, Comandante del Corpo Permanente – perché ci ha permesso anche di testare, con successo, l’utilizzo dei SAPR, veicoli a pilotaggio remoto, utilissimi per acquisire informazioni dettagliate dall’area di intervento e della situazione, e che per interventi come questo consentono di limitare l’interazione del personale soccorritore con le zone contaminate. Questa attività è altamente specialistica ed il Corpo permanente ha di recente formato ed abilitato personale dedicato. E’ particolarmente significativo poi che alla manovra abbiano assistito anche specialisti delle Forze Armate con cui manteniamo un dialogo e una collaborazione preziosi per confrontare le diverse esperienze operative”. A seguito del crollo in un edificio ospedaliero con una sorgente radioattiva all’interno, questo è lo scenario ipotizzato, una squadra di specialisti del Corpo Permanente dei Vigili del Fuoco è arrivata sul posto. La Centrale 115 aveva già raccolto tutte le informazioni disponibili e fornito al personale le indicazioni relative al tipo e all’intensità della sorgente radioattiva presente; in questo caso si è simulata una sorgente di Iodio-131 per uso ospedaliero. Essendo una simulazione, nella realtà non c’era nessuna perdita radioattiva. Per prima cosa è stata quindi delimitata l’area di intervento. Con il Sistema Aeromobile a Pilotaggio Remoto si è sorvolata l’area per una prima ispezione sulla situazione generale e poi, con un secondo sorvolo, per verificare il livello di raggi gamma attraverso appositi sensori. E’ stata poi delimitata l’area rossa, ovvero quella, ristretta a pochi metri quadrati, dove si trovava la fonte delle radiazioni. Si è proceduto quindi a cercare eventuali feriti. Anche per questa ricerca è stato prezioso l’apporto dei droni (nella foto). All’esercitazione ha collaborato, fornendo i droni, la società “Alto Drones” di Bolzano. Un ferito, individuato grazie a visori in grado di cogliere l’immagine termografica, è stato recuperato dalla squadra che operava a terra. Infine è stata messa in sicurezza la sorgente radioattiva che è stata portata via dal luogo del disastro per essere smaltita evitando ulteriori contaminazioni. Tempestività ma soprattutto sicurezza per gli operatori, per i civili e per l’ambiente naturale, sono le parole d’ordine in interventi di questo tipo.