Dieci padiglioni occupati, oltre 1.000 espositori, una superficie netta di 57 mila mq (+4,4% sull’edizione precedente), un’area demo esterna di 7.500 mq allestita per gli Special Show, 980 animali (+63,3%), delegazioni commerciali provenienti da 33 Paesi esteri e tre concorsi sulle razze bovine (compreso il debutto della mostra europea della Limousine), più di 120 convegni in calendario nei quattro giorni di manifestazione (31 gennaio-3 febbraio), durante i quali sono previsti corsi di abilitazione professionale alla guida delle trattrici. Sono alcuni dei numeri della 113/ma Fieragricola, rassegna internazionale dedicata all’agricoltura, in programma dal 31 gennaio al 3 febbraio. La manifestazione, nata nel 1898, è stata presentaa Roma, insieme a uno studio di Fieragricola e Nomisma sul tema ‘Agricoltura 2007-2017: cosa è cambiato?’. Fieragricola, per quattro giorni, sarà il cuore dell’innovazione e del business internazionale in agricoltura, anche per le delegazioni che arriveranno da 33 Paesi a Verona, grazie alle attività di incoming di Veronafiere con Ice-Agenzia e FederUnacoma. Ci saranno buyer da Germania, Polonia, Ucraina, Turchia, Spagna, Russia, Repubblica Ceca, Ungheria, Austria, Paesi Balcanici, Romania, Moldavia; Etiopia, Ghana, Sud Africa, Mozambico, Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto, Kenya; Vietnam, Tailandia, Corea del Sud; Argentina, Brasile, Cile, Colombia; Iran, Israele, Turkmenistan, Kazakhistan e Uzbekistan. “Da sempre Fieragricola rappresenta un momento di confronto, aggiornamento e di scenario sui grandi temi politico-economici e su quelli tecnico-scientifici – ha detto il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese -, nella logica di dare valore aggiunto e far emergere le caratteristiche di innovazione, competitività e capacità di valorizzazione delle produzioni primarie. Qualità che, unite alla sostenibilità, sono gli elementi imprescindibili per affrontare la grande sfida della crescita demografica che nel 2050 porterà a quota 9 miliardi gli abitanti del pianeta Terra». Da 120 anni Fieragricola scommette sulla modernizzazione e anche oggi, ha ricordato il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, «il futuro del comparto oggi poggia su tre grandi pilastri la specializzazione, la multifunzione e la sostenibilità, nel senso più ampio del termine, che comprende i diversi aspetti economici, sociali e ambientali». Il format di Fieragricola, in questa edizione numero 113, è quindi confermato, con un dialogo rivolto a un pubblico professionale, ma ampio: allevatori, agricoltori, cerealicoltori, produttori di energie rinnovabili, imprenditori forestali, agriturismi, dealer di mezzi agricoli, imprese agromeccaniche, agronomi e professionisti. “L’edizione Fieragricola che si sta per aprire conferma la leadership di Veronafiere, e anche i numeri che sono stati presentati da Nomisma danno il segno di uno studio molto approfondito dell’esperienza di guida che il nostro paese può compiere – ha affermato il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina -. Credo che questa sia l’occasione per provare a riflettere sulle nuove tendenze e i nuovi bisogni dell’agroalimentare. Siete capitale dell’agroalimentare per forza e professionalità. L’agricoltura rappresenta una parte significativa anche per la città. Lo ha sostenuto il sindaco di Verona, Federico Sboarina: «Il comparto agricolo è fondamentale perché rappresenta 120 anni di storia di Fieragricola, che sono anche 120 anni della città di Verona. La città, infatti, è cresciuta attorno alla sua fiera e, allo stesso tempo, la fiera è cresciuta insieme alla città, che fonda infatti le proprie tradizioni nel mondo agricolo, ma che allo stesso tempo è internazionale e guarda i mercati esteri più dinamici, come l’Estremo Oriente. In questi giorni come Amministrazione stiamo aprendo rapporti con la Cina. Grazie a innovazione e tecnologie anche l’agricoltura fa quel salto di qualità che permette anche ai giovani di approdare alla terra”. La fotografia del decennio. Circa 180mila imprese in meno, con una decrescita della forza lavoro di quasi l’8%. Ma anche una buona tenuta del valore aggiunto (+3,9%) e un valore medio della produzione per azienda cresciuto dell’88 per cento. È la morfologia della campagna italiana post-crisi ritratta dallo studio Fieragricola-Nomisma. Per l’agricoltura la crisi ha fatto da acceleratore nella struttura, nei processi e nella competitività delle imprese agricole italiane, alla stregua di un selezionatore naturale che ha sostanzialmente espulso le aziende più deboli, quelle meno strutturate e organizzate, ma anche chi non è riuscito a intercettare le tendenze di una domanda profondamente cambiata. L’uscita dal mercato, in dieci anni, di quasi il 20% delle imprese agricole, in buona parte a conduzione diretta, ha coinciso infatti con diversi salti di qualità: dal valore della produzione, alla crescita (del 58%) della superficie media per azienda, alla produttività che, con 36mila euro per addetto, è oggi quasi il doppio rispetto alla media Ue. Inoltre, fa ben sperare sia l’ulteriore incremento delle aziende a conduzione femminile – oggi al 20% contro una media Ue del 13% – e gli incoraggianti ultimi sviluppi di imprese under 35, a +14% negli ultimi 18 mesi, sebbene l’età media sia ancora molto più alta dei colleghi europei. «Rispetto ad altri settori, come l’intero manifatturiero o le costruzioni, il nostro primario ha reagito prima alla recessione, cercando di irrobustirsi e innovarsi – ha detto il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani –. Possiamo dire che oggi siamo a metà del guado: più strutturati ma ancora non abbastanza rispetto ai competitor, più professionali ma in attesa del grande passo digitale e in parziale ripresa sul fronte delle nuove trattrici, più giovani in un comparto ancora tradizionalmente dominato da conduttori in età avanzata. Fieragricola in questo studio ha analizzato il decennio 2007-2017 per capire come procedere verso il definitivo salto di qualità. Non a caso il tema chiave della rassegna sarà dedicato alla nuova Pac e all’agricoltura 4.0».Cambiano i consumi: boom del bio. Secondo lo studio Fieragricola-Nomisma negli anni pre e post-crisi è cambiata la struttura, ma anche la congiuntura; una rivoluzione condotta da una domanda che ha ridotto tutti i consumi alimentari (-10,7% in media), con punte legate a prodotti più voluttuari (-13% per vino e alcolici). A fare in parte da contraltare, il boom del biologico – cresciuto nella Gdo del 160% e nei campi del 56% – unitamente alla crescita dei prodotti a marchio (+87%) e all’attività sempre più multifunzionale del settore primario, con l’agriturismo che ha visto crescere del 35% le proprie strutture e con il boom del contoterzismo. Infine, un chiaroscuro legato all’export della nostra materia prima, da record nel 2017 (6,6 miliardi di euro), ma con il massimo storico anche dell’import (12,8 miliardi). Ne consegue un saldo negativo senza precedenti: -6,1miliardi di euro. Per il direttore area Agroalimentare di Nomisma, Denis Pantini: « Nel prossimo futuro i produttori avranno bisogno di nuovi strumenti – finanziari e di gestione del rischio – per combattere volatilità dei prezzi ed effetti nefasti del cambiamento climatico e modelli organizzativi per rafforzare la competitività ed integrare maggiormente la loro posizione nella filiera. Da questo punto di vista, lo sviluppo tecnologico e la digitalizzazione potranno favorire l’implementazione di modelli produttivi più efficienti”. |
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