In questi primi giorni di settembre “The Yong Pope” è stato presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia: si tratta della prima serie creata, scritta e diretta da Paolo Sorrentino e prodotta dal gruppo tv Sky, HBO e Canal+, in 10 episodi. In Italia dal 21 ottobre. Il giovane papa americano del regista premio Oscar esplora il mistero della fede, la lotta per il potere, le contraddizioni della natura umana in contrasto con i dogmi della religione. Il papa di Sorrentino è un orfano ma deve assumere il ruolo di padre e madre della Chiesa nonostante si senta ancora un figlio; ha vizi e aspirazioni da rockstar ma poi in talune sequenze è freddo, calcolatore e si comporta in modo conservatore, nonostante sogni una Chiesa in cui la libertà individuale sia più importante della paura del peccato. Per nulla modesto, spesso grottesco, inquietante, pieno di dialoghi brillanti e di umorismo, “The Young Pope” è un concentrato delle ossessioni e delle passioni di Sorrentino: è questa una delle tante critiche di agenzie e dei giornali (altri, di parte, come Radio Vaticana o Famiglia Cristina, pur riconoscendo a Sorrentino doti non comuni di abile regista, ovviamente non condividono la gestione di Pio XIII ed il suo modo di proporsi e di gestire la Chiesa). Il film conta su cast straordinario: il britannico Jude Law è alla migliore interpretazione della sua carriera; Silvio Orlando è l’anima comica della serie e antagonista per Pio XIII; Diane Keaton è superbrava nei panni di Suor Mary, figura materna ed elemento chiave della storia, depositaria dei segreti dell’uomo Lenny e abile manovratore dell’ascesa del Papa Pio XIII. “The Young Pope” è un viaggio inquietante attraverso quel mistero che è la mente umana, imperfetta e tormentata. Il direttore della Mostra veneziana Alberto Barbera non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione della prima passerella mondiale per il regista vincitore dell’Oscar con La grande bellezza. E il rumore, le polemiche, le reazioni suscitate al Lido gli hanno dato ragione. Il generale giudizio è che il suo nuovo lavoro non convince. A parte la critica sul Vaticano, c’è la Chiesa con l’imprevista salita al soglio pontificio del primo Pontefice nordamericano, il cardinale Lenny Belardo di 47 anni (interpretato dal fascinoso Jude Law). Molti critici hanno scritto che ci sono diverse contraddizioni e banalità e assai scarse le cose positive. Molto condivisa la professionalità interpretativa di Law, che gioca alla grande con la materia offertagli da Sorrentino. Molti, troppi i cardinali ritratti in modo goffo e naif ben oltre l’umanamente immaginabile. Uno per tutti, il Cardinal Caltanissetta impersonato da Toni Bertorelli: vecchio e malandato, col segretario che gli porge la maschera a ossigeno tra una boccata e l’altra dell’inseparabile sigaretta. A proposito: in Vaticano tutti o quasi fumano, a cominciare dai personaggi americani. Colpa di Papa Pio XIII, che ama fumare mentre riceve i visitatori. Ma la figura che meno convince è quella centrale del Segretario di Stato, il Cardinal Voiello interpretato da Silvio Orlando. “La Chiesa si occupa di fede e tradimenti”, è stato il commento semiserio di Sorrentino durante la conferenza stampa ufficiale della Mostra. Davvero stonate sono le altre maschere con cui Sorrentino riempie la tavolozza attorno al suo Papa. Perfino il segretario di Voiello, impersonato da Gianluca Guidi (il figlio di Johnny Dorelli) è un personaggio sopra le righe. Più profondo appare il rapporto del pontefice Lenny con il Camerlengo, il cardinal Gutierrez, cui presta il suo bell’aspetto lo spagnolo Javier Camara. Tra le tante anaomalie in deciso contrasto con il procedere della Chiesa e dei sui Capi spirituali finora susseguitisi, il film dedica spazio alla trame del Vaticamo. Il nuovo Papa , ad es., promette la nomina a cardinale in cambio del fatto che il confessore sveli i peccati segreti dei cardinali ammessi in confessionale. A questo punto ha dell’assurdo che il Pontefice possa esortare un prete a violare il segreto e si può parlare di vera blasfemia. Nella testa e nel cuore di papa Belardo circolano pensieri corrotti, pulsioni cattive, come suggeriscono le prime sequenze oniriche del film. Alla fine della seconda puntata papa Pio XIII fa la sua prima omelia alla folla riunita in piazza San Pietro. Di sera, con la sola silhouette in controluce perché non vuole che si abusi della sua immagine, così come ne vieta la riproduzione su accendini, piatti e gadget religiosi. “The Young Pope” ha il respiro della telenovela di qualità, del buon polpettone televisivo sugli intrighi di qualsiasi palazzo di potere. Lotte intestine, simpatie, inimicizie, vendette potrebbero essere ambientate ovunque. La chiave narrativa di Sorrentino sta nel fatto che Lenny Belardo, primo giovane Pontefice nordamericano eletto a seguito di una trama ordita proprio dal cardinal Voiello, non si piegherà a fare la marionetta mediatica come questi avrebbe voluto. E ancora la sottolineatura di Sorrentino: “il nostro Papa Pio XIII è diametralmente opposto a quello esistente; non si tratta di una figura inverosimile. Dopo un Papa così liberale potremmo avere, in un futuro non troppo lontano, un Papa conservatore come il nostro”. In attesa di vedere tutti e 10 gli espisodi al monento s’è parlato di bluff o di un flop.

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