Vertice tecnico sulle fitopatie in Trentino, presenti l’assessore provinciale Michele Dallapiccola, il direttore della Fondazione Edmund Mach Sergio Menapace, il diretto di Apot – Associazioni produttori ortofrutticoli Trentini Alessandro Dalpiaz, il dirigente del Dipartimento territorio, agricoltura, ambiente e foreste Romano Masé, con Fabrizio Dagostin e Gregorio Rigotti. I contenuti sono stati ragionati in vista di un prossimo coordinamento con le sigle sindacali agricole, che hanno chiesto aggiornamenti in merito e in seguito anche con il Tavolo verde. È una macchina complessa quella messa in campo dall’Assessorato, per fronteggiare le fitopatie: la lotta agli agenti parassiti delle piante, siano essi di origine animale, o vegetale, oppure funghi, o batteri, prevede infatti un’attività di monitoraggio continuo, coordinata dall’Assessorato attraverso il Dipartimento territorio, agricoltura, ambiente e foreste, il Servizio agricoltura e l’Ufficio fitosanitario, nonché il contributo indispensabile della Fondazione Edmund Mach. Le direttive al mondo frutticolo vengono poi sviluppate da Apot e dal Consorzio Vini. Un ruolo importante viene ad assumere Codipra per l’attuazione delle strategie per la gestione del rischio. “So ben che non esiste una ricetta magica, piuttosto esiste un approccio complessivo al problema, dove tutti gli elementi sono gestiti con estrema professionalità e attenzione, soprattutto da ogni singolo attore, giacché nulla può la politica se ciascuno non si assume la propria parte di responsabilità. Il metodo individuato per contrastare le fitopatie – ha spiegato l’assessore Michele Dallapiccola -, prevede un approccio strategico di sistema basato su sei azioni. Al primo posto vi è proprio l’attività di monitoraggio in capo alla Provincia e alla Fem, ma altrettanto importante è l’attività di prevenzione fitoiatrica e agronomica e di ricerca per sperimentare metodiche innovative, condotta dalla Fem, nonché il supporto tecnico e la formazione fitosanitaria curata dalla Provincia assieme a Fem e alle organizzazioni dei produttori. In quest’ottica si comprende diventeranno strategici e non poco praticati come si è verificato in passato – aggiunge l’assessore Dallapiccola – gli altri strumenti che mettiamo in campo a sostegno dei produttori, in termini di gestione del rischio con assicurazioni, fondi mutualistici e il fondo Ist attraverso Codipra, nonché il sostegno finanziario ad investimenti di prevenzione, pensiamo ad esempio ai bandi per le reti di protezione dalla Drosophila, oltre alla flessibilità nei protocolli”. Sul fronte della lotta alla drosophila suzukii arrivano buone notizie da Roma: “Nell’incontro di mercoledì scorso – conclude Dallapiccola – durante il colloquio con il direttore generale del Ministero delle politiche agricole, Giuseppe Blasi, è arrivata la conferma informale dell’autorizzazione in deroga a breve per l’utilizzo della deltametrina. Questo dovrebbe risolvere alcune criticità che derivano, in parte, dalla rimozione della possibilità di utilizzo di alcune molecole da parte del Ministero e, dall’altro, dalla precisa volontà del sistema trentino di adottare dei disciplinari evoluti più rispettosi dell’ambiente”.In queste settimane si stanno attentamente monitorando e contrastando tra tutte specialmente delle “osservate speciali”: la drosophila suzukii, la peronospora, l’afide lanigero, l’apple proliferation (scopazzi dei meli), la flavescenza dorata e la batteriosi (cancro). Per questi moscerini della frutta si è assistito ad un andamento stagionale anomalo, ovvero a giugno l’esplosione demografica della drosophila è iniziata una decina di giorni prima rispetto agli anni dal 2013 al 2015. L’attività di monitoraggio prevede il controllo settimanale delle catture degli esemplari adulti in 60 trappole distribuite sul territorio provinciale, il controllo della ovodeposizione su campioni di frutti sensibili, sia coltivati che spontanei, la verifica in laboratorio della schiusa delle uova dai frutti trattati con insetticidi, la comunicazione dell’evoluzione. Vi è poi un’intesa attività di sperimentazione e ricerca condotta da Fem in collaborazione con enti extraprovinciali. Fra le azioni di controllo vi sono l’applicazione di corrette pratiche sanitarie (fra cui la raccolta completa dei frutti al giusto stadio di maturazione e le pratiche per ridurre il ristagno idrico e favorire l’arieggiamento della coltura), l’utilizzo giustificato degli insetticidi ammessi dal disciplinare nazionale, la riduzione del potenziale infestante mediante adozione di cattura massale esterna alla coltura, nonché la cattura massale precoce a fine inverno e tardiva in autunno per ridurre le popolazioni di femmine svernanti. Attenzione va posta non solo alle viti, ma anche ai ciliegi, particolarmente colpiti in questa stagione. Vista infatti l’eccezionalità dello sviluppo demografico di quest’anno, risulta insufficiente la sola difesa chimica, che va integrata con le reti antinsetto e, nel caso del ciliegio, con la copertura antipioggia. Fra le azioni previste per contenerne la diffusione, vi è l’adozione di strategie preventive mediante prodotti di copertura, come il rame. Vi è poi un’attività di consulenza tecnica, svolta dal 2016 dalle cantine (Cavit, Mezzacorona, LaVis e Ferrari), mentre Fem continua a svolgere azione di monitoraggio del territorio anche a supporto delle cantine. La Fondazione Mach continua poi la sperimentazione di strategie di difesa alternative e l’attività di ricerca, nonché il monitoraggio con la verifica dei dati e la valutazione dell’efficacia dei prodotti. Gli inverni miti di questi ultimi anni ne hanno aumentato la proliferazione, anche se per il momento i danni sono stati contenuti, grazie anche a un monitoraggio sempre attento. Questa malattia è stata descritta in Italia per la prima volta nel 1950, proprio in Veneto e in Trentino, attualmente è presente in tutti i paesi frutticoli d’Europa. Per contrastare la sua diffusione, prosegue la campagna di eradicazione da parte dei privati, su indirizzo della norma provinciale che ne impone l’abbattimento. Le zone più colpite sono la Val di Non, la Valle dell’Adige e la Valsugana. Anche in questo caso la norma provinciale prevede il trattamento contro l’insetto vettore e l’estirpo obbligatorio delle piante sintomatiche. La zona maggiormente colpita è l’area di Storo. Sono state istituite le cosiddette “zone di contenimento”, ovvero aree dove esiste uno specifico piano di azione per la prevenzione e il controllo di questo cancro batterico.