Nick Hillman, direttore dell’Higher Education Policy Institute, ha fatto considerazioni e approfrondimenti su uno studio di ricercatori dell’Institute for Fiscal Studies, dell’Università di Harvard e di quella di Cambridge del tipo: “I laureati fanno meglio dei non laureati. I laureati uomini guadagnano di più delle laureate donne. Chi si laurea nelle università più prestigiose guadagna più degli altri. Gli studenti più ricchi guadagneranno in futuro di più di quelli poveri. Gli studenti di medicina avranno guadagni di molto superiori rispetto a chi si laureerà in materie artistiche”. Di questo tratta un servizio il Bo, giornale web dell’ateneo di Padova, a firma di Chiara Mezzalira. Per Nick Hillman c’è una sconfortante fotografia che esce da tale studio. È il ritratto di una popolazione inglese socialmente quasi immobile, incapace di servirsi dello studio accademico come ascensore sociale. Partendo dalla realtà italiana non appare complicato immaginare che genitori ricchi spalanchino le porte alla frequentazione di ambienti in grado di facilitare un inserimento a buon livello nel mondo del lavoro. O che siano in grado assicurare al figlio un’attività redditizia, lasciandogli magari uno studio da notaio o attrezzando per lui un ambulatorio medico. Sorprendente è anche la quantità di dati su cui la ricerca si basa: per la prima volta, infatti, informazioni fiscali hanno consentito a degli studiosi di esaminare nel tempo – e non in un momento preciso – i guadagni di laureati domiciliati in Inghilterra. I ricercatori hanno lavorato sulle informazioni incrociate di tasse e prestiti universitari di 260.000 studenti nei 10 anni successivi alla loro laurea: questo approccio abbraccia per la prima volta i “big data” per definire la variazione dei guadagni per università, tipo di laurea e reddito famigliare. Il periodo preso in esame nella ricerca IFS include anche gli anni di recessione dal 2008 al 2013, durante i quali i guadagni crollarono drammaticamente, impattando in particolare sui giovani, target dello studio. In quel periodo i dati mostrano guadagni sostanzialmente appiattiti sia per gli uomini che per le donne eppure, anche nel momento di massima turbolenza, i laureati maschi – in particolare se provenienti da istituzioni prestigiose – intravidero una qualche crescita economica che alle donne non fu dato registrare. Lo studio intende inoltre proporsi, oltre che come ritratto vivido della società inglese, anche come strumento utile nelle mani dei giovani diplomati che vogliano tentare la scalata sociale grazie ai propri studi: “Sicuramente gli studenti frequentano l’università per molte ragioni diverse rispetto al semplice guadagno pecuniario e molti laureati svolgono impieghi di alto valore sociale che non sono necessariamente ben pagati. Nonostante ciò, è cruciale avere informazioni sicure sui guadagni dei laureati, soprattutto da un punto di vista sociale”, è detto nella ricerca. In buona sostanza se i propri parenti non sono particolarmente ben inseriti nel mondo dorato dell’aristocrazia britannica o non ci si può permettere di conoscere il principe ereditario frequentando la St Andrew’s University, si può per lo meno dirottare i propri interessi accademici, naturalmente inclinati verso la letteratura comparata, verso materie più redditizie: sarà dunque utile iscriversi a medicina, economia e giurisprudenza. Al limite, lingue straniere. E comunque, l’università conviene scegliersela bene perché – ben si evidenzia nella ricerca – nella correlazione laurea-guadagno c’è una variazione più considerevole fra le istituzioni accademiche in cui ci si laurea che fra le materie di studio scelte. Quindi, se ce lo si può permettere, l’iscrizione va fatta alla University of Cambridge, che garantisce un futuro stipendio annuo al di sopra del 50 percentile, con punte sopra al 90 (corrispondente a 121.400 sterline annue). Combinando istituzione e corso di laurea, conviene trasferirsi a Londra e frequentare Imperial College, London School of Economics o Kings College, che sono specializzati nell’offrire lauree proprio nei campi più redditizi. Ma poiché per accedere a questi tre istituti è necessario poter pagare rette molto alte e permettersi di vivere in una delle città più costose d’Europa, va da sé che sia pure necessario avere le spalle ben coperte da un buon reddito di famiglia.