Trecento opere che raccontano la forza creativa di Paolo Venini e di alcuni dei vari artisti che negli anni lo hanno affiancato, come Tyra Lundgren, Gio Ponti, Riccardo Licata, Ken Scott, Massimo Vignelli e Tobia Scarpa. La mostra alla fondazione Cini dall’11 settembre all’8 gennaio 2017, a cura di Marino Barovier. Milanese di nascita e muranese d’elezione, Paolo Venini (1895-1959) è stato uno dei protagonisti del vetro del novecento, che ha contribuito in modo determinante a mantenere vitale con la sua appassionata attività nel corso di quarant’anni di storia. Percorso espositivo e catalogo (edito da Skira) documentano la produzione nata da specifiche scelte di Paolo Venini che hanno portato ad esempio, a serie come i vetri Diamante in cristallo, nella seconda metà degli anni Trenta del Novecento. È però negli anni Cinquanta che Venini si dedicò con assiduità alla creazione di nuovi vetri ottenendo un grande successo alla Triennale di Milano e alla Biennale di Venezia, ma anche nelle manifestazioni internazionali a sostegno e per la diffusione del design e dell’artigianato italiano che si tenevano sia in Europa che negli Stati Uniti. Diversi vetri pensati da Paolo Venini nacquero da una raffinata rilettura in chiave innovativa di alcune tecniche tradizionali muranesi come quella dello zanfirico di cui vennero proposte alcune varianti soprattutto tra il 1950 e il 1954. Esemplari sono gli eleganti zanfirici (1950-51) in vetro lattimo o in versione policroma, gli elaborati zanfirici a reticello (1954), monocromi e talvolta ricchi di colore, insieme ai vetri mosaico zanfirico (1954) impreziositi dall’articolata trama bianca che risalta sulla parete colorata. Di grande effetto sono poi i vetri mosaico tessuto multicolore (1954), caratterizzati da un’inedita tessitura a fili policromi con tonalità delicate. Dal 1953 vi fu una ripresa della tecnica della murrina che portò progressivamente alla nascita di ricercate tipologie di tessuto vitreo, perlopiù opaco eseguito con suggestivi accostamenti cromatici. Risentendo dell’influsso del design nordico, la produzione si orientò poi verso delicate monocromie associate a velature o incisioni dovute a lavorazioni a freddo che portarono alla cospicua serie dei vetri incisi (1956-57). Di grande successo, in quegli stessi anni, furono inoltre la variopinta serie di bottiglie e le coloratissime vetrate presentate alla Triennale del 1957, dove si distinsero per il notevole effetto decorativo. Pur mettendo al centro dell’esposizione la straordinaria personalità e il ruolo di Paolo Venini, la mostra, spiega una nota di presentazione, vuole illustrare anche la produzione dovuta agli autori che collaborarono con lui in maniera episodica tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, chiamati dallo stesso Venini o giunti perché interessati alla qualità del lavoro della sua fornace. Tra questi la ceramista svedese Tyra Lundgren (1897-1979) che, oltre ad alcuni vasi, propose un ricco bestiario di volatili, pesci, serpenti, e diverse foglie dalle fogge variegate. E nel dopoguerra le fantasiose bottiglie, i servizi da tavola e le lampade dell’architetto Gio Ponti (1891-1979).