L’Università Cà Foscari Venezia, con gli atenei di Padova, Genova e Milano, ha organizzato a Bressanone (Bz)il XXXII Convegno Internazionale Scienza e Beni Culturali “Eresia e ortodossia nel restauro. Progetti e Realizzazioni”, che si è svolto per tre giornate, l’ultima delle quali il primo luglio scorso. “Spesso nell’ambito del restauro e della conservazione ci si è trincerati dietro la consolante e protettiva idea che soltanto i materiali e le tecniche più tradizionali consentano il raggiungimento di risultati in linea con i criteri della disciplina e con le aspettative poste – ha illustrato la prof.ssa cafoscarina Elisabetta Zendri – Tale convinzione da un lato ha limitato l’uso di materiali e tecniche effettivamente dannose, ma ha talvolta ostacolato la ricerca di soluzioni in grado di ottemperare anche a più criteri contemporaneamente, come le sempre maggiori esigenze funzionali, tecnologiche, impiantistiche, ecc. richiedono. Per il restauro e la conservazione, come per ogni altra disciplina, convivono invece, e talvolta confliggono, elementi di rassicurante “ortodossia” con pulsioni, o scarti e deviazioni di carattere “eterodosso”, o persino “eretico” che potrebbero innescare significative innovazioni, se affrontate, accolte e convalidate dalla comunità scientifica e culturale di riferimento”. Il convegno ha voluto approfondire, in modo esplicito e laico le riflessioni critiche sui fondamenti delle discipline e delle pratiche della conservazione, per rafforzarne la presenza e l’azione nella società contemporanea. Non si tratta di decidere se debba prevalere il rispetto per una “ortodossia” frutto di una lunga storia o se si debba piuttosto lavorare per il suo radicale scardinamento e superamento “eterodosso”. In realtà, l’eventuale “eresia” di nuove riflessioni ideali, d’inedite proposte progettuali, sperimentazioni scientifiche o applicazioni tecniche è riconoscibile solo rispetto a un patrimonio di riferimenti “ortodossi”, già dati e diffusamente accettati. Un confronto-arricchimento che sarà utile “tra-durlo” e “tra-sferirlo” nella contemporaneità.