Arte medicamento dell’anima, pure veicolo di riflessione, oppure arte come motore di partecipazione. Michele Tombolini, veneziano, classe ’63, esposizioni in Europa e Stati Uniti, presente alla 55/ma Biennale d’Arte di Venezia con “Personal Structures”, da tempo sta lavorando ad un progetto “Indelible Marks”, che unisce arte e tecnologia, ed ha come tema i bambini violati, la condizione che deriva da una violenza subita. Questo suo percorso si arricchisce di un nuovo tassello, che porterà l’artista, il 19 settembre, a Berlino, nel quartiere di Friedrichshain, ad inaugurare un murales: “Butterfly”. Si tratta di una opera fisica e virtuale insieme, grazie all’utilizzo della “realtà aumentata”. Formatosi come pittore, Tombolini sviluppa, nel corso degli anni, un approccio più ampio ai mezzi di comunicazione. Con “Indelible Marks” lancia un grido d’allarme al sistema. Le sue figure di bambini e bambine con bocche chiuse da croci, farfalle, pixels, nella condizione di “non espressione di sé”, colpiscono dritto allo stomaco chi le sta a guardare. Sono singole figure e insieme storie che vivono nel tempo e all’inizio dei tempi, specchio della complessità dell’animo umano. La verità è oscurata da frange di capelli che coprono in parte gli occhi, così è in “Butterfly” la figura di bambina-farfalla con grandi ali azzurre, che Tombolini ha pensato per l’esposizione a Berlino – dimensioni h 13 m x 6 m – e che prenderà forma con l’utilizzo di stickers sulla parete di un palazzo in Kossener Strasse 36, quartiere di Friedrichshain. Una creatura senza tempo e perciò simbolo. In uno sfondo fiabesco e multicolore, da crisalide si trasforma in farfalla, ma, al tempo stesso, la sua bocca appare con una croce sopra. Sorta di Alice nel paese delle meraviglie contemporanea, “Butterfly” non può parlare, e rischia di reprimere le sue emozioni, mettendo in gioco la sua libertà. La censura è uno dei temi che “ossessionano” Tombolini, ma quelle ali, torneranno a battere (e lo faranno concretamente attraverso la realtà aumentata), poichè, pur in preda allo spavento, l’anima può sempre tornare alla vita, grazie alla sua forza vitale. La bambina spiccherà il volo, la sua autenticità sarà protetta, la vitalità, la spensieratezza, l’assenza di malizia, la delicatezza, l’innocenza e la sua libertà saranno salvaguardate, a patto di rimanere ad osservare incantati il gioco dell’infanzia ad una giusta distanza, quella del rispetto e dello stupore. Con “Butterfly” l’arte diventa realtà aumentata in continuo collegamento con il web e i social network. La bambina-farfalla di Tombolini disegnata sulla parete del palazzo si trasformerà per mezzo di alcune animazioni virtuali, le ali cadranno a terra e la bambina scomparirà all’interno del muro, lasciando spazio a video-racconti nei quali Tombolini, con montaggi video emozionali, esprimerà il suo pensiero riguardo la violenza sui minori. Butterfly riemergerà poi dallo stesso muro in cui era stata imprigionata, spiccando di nuovo il volo. L’opera sarà dunque in continuo divenire, sorta di performance sempre attiva, alimentata da chi vorrà partecipare, grazie ai contenuti che verranno condivisi e re-tweetati sui social. Berlino è la città dei muri, del Muro dell’incomunicabilità, dello stesso Muro con cui la città divisa si è riappropriata della sua identità, dello stesso Muro che diviene galleria d’arte, l’East Side Gallery, simbolo di speranza. Qui Tombolini progetta il suo grido muto per eccellenza, la sua bambina-farfalla, alta più di 13 metri, monumento che sfida l’indifferenza dei “grandi”. Dal progetto artistico di Tombolini sono nate molteplici collaborazioni. Con Diego Loreggian, produttore cinematografico e direttore artistico, è nata una sinergia che ha portato alla presenza all’interno del cortometraggio “Doppia Luce” – possibile progetto pilota di una serie tv – di alcune delle opere “Indelible Marks” di Tombolini. La protagonista del corto, interpretata da Angie Alexander, è un’investigatrice privata, che ha il potere, toccando le persone, di vederne il passato, e che è specializzata nella ricerca dei bambini scomparsi, innocenti da riportare al sicuro. Tombolini ha il suo studio a Marghera. Le opere che produce sono di grandi dimensioni, quasi a voler contenere l’energia vitale e lo slancio interiore che generano un collegamento e un contatto con la realtà circostante. Performance, installazioni e sculture, i linguaggi che più sta esplorando dal 2011 ad oggi mirano allo stesso obiettivo totalizzante, espandendo i limiti della percezione verso la tridimensionalità.