A Treviso, presso il Museo Santa Caterina, dal 29 ottobre 2016 al 17 aprile 2017, una mostra dell’impressionismo, curata da Marco Goldin per festeggiare i vent’anni di attività di Linea d’ombra. L’annuncio fatto dal Comune di Treviso. Il progetto che lo storico dell’arte trevigiano ha messo a punto, e che il Comune di Treviso, con in testa il sindaco Manildo, ha fatto proprio, è puntuale, senza sbavature, di impronta storica e anche fortemente didattica: dar conto di questi 20 anni di ricerca in arte. Nei due decenni considerati, a partire dalla fondazione di Linea d’ombra nel 1996, Goldin ha seguito tre filoni precisi: l’approfondimento sull’impressionismo, soprattutto nel primo decennio; poi un lavoro sul Novecento in Italia secondo la linea della pittura e al di là dei generi canonici; infine, il rapporto con i grandi musei del mondo. Più di 10 milioni di persone sono state attratte dalle mostre allestite tra l’altro proprio a Treviso, Torino, Brescia, Genova, Verona, Vicenza, Bologna. A decretare un successo che ha fatto storia. Ma “Storia dell’impressionismo. I grandi protagonisti da Monet a Renoir, da Van Gogh a Gauguin” sarà anche, come sovente accaduto nelle mostre curate da Marco Goldin, una mostra di capolavori. 120 opere, tutti i grandi nomi e con lavori fondamentali: da Manet a Degas, da Monet a Renoir, da Pissarro a Sisley, da Seurat a Signac, da Fantin Latour a Toulouse-Lautrec, da Van Gogh a Gauguin. Una mostra insomma come non si è mai vista in Italia. Uno dei diversi, grandi musei internazionali che con Goldin e Linea d’ombra hanno, in questi decenni, intessuto un rapporto di vera collaborazione, è la Scottish National Gallery di Edimburgo. Il museo della capitale scozzese ha deciso di mettere a disposizione, come propria testimonianza di amicizia per il ventennale, e su un progetto dello stesso Goldin, tre opere per una mostra dossier che arricchisse le celebrazioni: “Venere che sorge dal mare” di Tiziano, il “Banchetto di Erode” di Rubens, “Una donna nel letto” di Rembrandt. Una scelta di tele somme ma soprattutto di tre maestri cui gli impressionisti hanno guardato con particolare attenzione nella definizione dell’immagine femminile. Titolo della mostra: “Tiziano Rubens Rembrandt. L’immagine femminile tra Cinquecento e Seicento. Tre capolavori dalla Scottish National Gallery di Edimburgo”. “Da Guttuso a Vedova a Schifano. Il filo della pittura in Italia nel secondo Novecento” è il titolo della terza delle mostre, quella naturalmente dedicata alla pittura contemporanea in Italia. Per essa Goldin – che su questo argomento ha speso diverse centinaia di esposizioni e cataloghi nei trent’anni del suo lavoro di curatore – ha individuato una cinquantina di autori importanti, nati tra la fine del primo decennio del Novecento e la fine degli anni trenta. Quanto a dire due generazioni di pittori, che vanno da Afro e Guttuso fino a Novelli e Schifano. Qui ognuno presente con un’opera simbolo per ogni anno che va dal 1946 al 2000. Un’occasione utilissima perché la pittura sia un racconto che si faccia storia. E tre saranno le mostre che Linea d’ombra e Comune di Treviso – con la fondamentale partecipazione di Segafredo Zanetti e UniCredit in qualità di Main sponsor, Generali come Special sponsor e Pinarello come sponsor partner − proporranno per l’autunno del 2016 (dal 29 ottobre 2016 al 17 aprile 2017), naturalmente nel bellissimo Museo di Santa Caterina. Con tagli ogni volta diversi, l’impressionismo è stato da Goldin indagato in questi due decenni. Ma per il ventennale di Linea d’ombra ha pensato a un progetto che mai prima aveva realizzato così, fortemente radicato nella storia e nella continua concordanza di fatti e date. Con una partenza che rimonta all’età di Ingres da un lato e Géricault dall’altro a inizio Ottocento, per descrivere quella situazione tra apollineo e dionisiaco in Francia da cui muove poi tutta l’arte dal Salon ufficiale alla scuola di Barbizon di Corot e Millet. Quindi l’impressionismo, in questa stringente congiuntura di storia e non solo di bella pittura, viene considerato quale punto di arrivo di un percorso che, partito appunto da Ingres e Géricault, giunge, con violenti distacchi e tiepide aperture, fino a Cézanne che spalanca le porte al Cubismo picassiano. E a Cézanne è infatti dedicata l’ultima delle nove sezioni della mostra, quale tuffo nell’arte del XX secolo.
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