“L’esercito più piccolo del mondo” è il titolo di un documentario di 80 minuti sulla Guardia Svizzera Pontificia (istituita da Papa Giulio II nel 1506) che è stato presentato, fuori concorso, alla Mostra del cinema di Venezia, rassegna cinematografica mondiale cui la Santa Sede ha partecipato per la prima volta. Il documentario è stato diretto da Gianfranco Pannone ed il servizio è stato curato da Luca Pellegrini. L’opera è stata prodotta dal Centro televisivo vaticano. L’iniziativa è stata ispirata e sostenuta da Dario Viganò, direttore dello stesso centro televisivo e divenuto un prelato responsabile della Comunicazione dello Stato pontificio. Il documentario deve ancora essere visto da Papa Francesco e questo accadrà molto presto e, se ci sarà l’alto benestare, il film sarà – questo è il programma del Vaticano – trasmesso da varie tv del mondo. L’opera non è altro che uno sguardo d’autore e ad altezza uomo, com’è nello stile del Papato Francesco. Il personale della Guardia è formato da 110 uomini, comando compreso; si tratta di giovani dai 19 ai 30 anni, di nazionalità svizzera e cattolici e in buon stato di salute; essi fruiscono di una retribuzione di 1.300 euro. Possono sposarsi solo i graduati. Ogni anno vengono messi in servizio solo 12 nuove guardie mentre la “chiamata” è aperta ad cento giovani che debbono subire esamini e valutazioni. Come si articola il documentario? Con i saluti alla famiglia dell’aspirante, il volo per Roma, l’arrivo al Portone di Sant’Anna, l’ingresso nella Città del Vaticano e la presa di coscienza di un servizio al Santo Padre e alla Chiesa, di altissimo livello, di storica tradizione e di grande responsabilità. Così accade fin dal XVI secolo, così accade per i protagonisti del bel film di Pannone portato alla Mostra in laguna. La sua lavorazione ha comportato un anno di impegni per lo più dentro le mure vaticane, anche per raccontare alcune testimonianze rilasciate da reclute o guardie di fresca nomina. Si tratta di immagini, fino ad oggi sconosciute, della vita quotidiana, dell’addestramento e dell’impegno di alcune giovani Guardie svizzere: la loro giornata, la loro vita di ragazzi, la loro dimensione di fede, l’emozione di servire Papa Francesco, a cominciare dalla cerimonia del giuramento. C’è da dire, seguendo le malelingue, che sulle Guardie Svizzere, da anni, si sono fatte anche ipotesi fantasiose trattandosi di giovani in genere di bell’aspetto, il che ha fatto nascere anche presunte relazioni private con prelati o cardinali. Se questo potrebbe essere accaduto secoli fa non ci sono però documentazioni provate. Quel che il documentario presentato alla Mostra del cinema di Venezia ha inteso, come ha detto Pannone, far vedere alla gente come vive il quotidiano un giovane svizzero al servizio del Papato, esaltando i suoi compiti e fiero di indossare una uniforme molto originale, dai colori sgargianti e completa di elmo ed armatura speciale.

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