Tutelare l’allevamento suinicolo veneto fatto di 700 mila capi destinati alla produzione di prosciutti Dop. E’ il monito di Coldiretti in merito al diffondersi di casi di peste suina in Germania. “Fermare immediatamente le importazioni di animali vivi provenienti o in transito dalle zone interessate per difendere un patrimonio zootecnico che vale a livello regionale 200milioni di euro e coinvolge 300 allevamenti”. E’ quanto chiede il presidente di Coldiretti Veneto Daniele Salvagno condividendo l’appello del presidente Ettore Prandini in riferimento all’estendersi dei contagi in Germania dal Brandeburgo alla Sassonia.C’è molta preoccupazione anche tra gli allevatori veneti per la peste suina africana (PSA) che si sta diffondendo in diverse parti della Germania e che – ricorda la Coldiretti – può colpire cinghiali e maiali ed è altamente contagiosa e spesso letale per gli animali, ma non è, invece, trasmissibile agli esseri umani.
Questo virus può passare facilmente da un animale all’altro attraverso stretti contatti tra individui, o con attrezzature contaminate (camion e mezzi con cui vengono trasportati gli animali, stivali, ecc.) o attraverso resti di cibo che trasportano il virus e abbandonati dall’uomo. Un possibile veicolo di contagio possono essere peraltro i cinghiali il cui numero negli ultimi anni si è moltiplicato in Italia dove si stima la presenza di circa 2 milioni di esemplari e altrettante migliaia di presenze su territorio regionale. Un pericolo denunciato recentemente dalla stessa virologa Ilaria Capua che ha parlato del rischio effetto domino se oltre al coronavirus la peste suina passasse in Italia dagli animali selvatici a quelli allevati.
Considerata la facilità di trasmissione – conclude Coldiretti – il rischio che il contagio possa essere esteso agli allevamenti italiani rappresenterebbe un gravissimo danno economico per le imprese e per la pubblica amministrazione, con costi di decine di milioni di euro per procedere ai necessari interventi di prevenzione.
(ph arch.)

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