“Non riuscire ad utilizzare le risorse del Recovery Fund, perché incapaci di rispettare i cronoprogrammi europei , sarebbe un disastro per il territorio, che abbisogna di interventi per incrementare la resilienza ai cambiamenti climatici: gli impegni di spesa devono essere completati entro il 2023; le opere realizzate e rendicontate entro il 2026. Per questo, con spirito collaborativo, abbiamo redatto e presentato, al Governo, il Piano per l’efficientamento della rete idraulica del Paese, fatto di progetti definitivi ed esecutivi, vale a dire in avanzato iter burocratico e bisognosi solo di essere finanziati; potranno garantire circa 21.000 posti di lavoro grazie ad un investimento di oltre 4 miliardi di euro, destinati alla manutenzione della rete idraulica e dei bacini, nonché al completamento ed alla realizzazione di nuovi invasi per la raccolta delle acque.” A ribadirlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), intervenuto a L’Aquila alla presentazione dei progetti, che interessano l’Abruzzo. Si tratta di 15 interventi a priorità alta (importo complessivo: circa 328 milioni di euro), redatti dai locali Consorzi di bonifica, cui aggiungerne altri 48 per un ulteriore investimento di oltre 269 milioni di euro; tra le opere più significative: l’ammodernamento dell’impianto irriguo Tavo-Saline (euro 23.263.472); l’adeguamento degli impianti d’irrigazione nella Val di Sangro (66.832.815); il sistema irriguo nell’area Vibrata-Salinello (52.000); la cassa di espansione del Fucino (68.500); le opere irrigue nel sub-comprensorio Aterno-Basso (17.108). “Entro breve – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – è atteso un Decreto della Presidenza del Consiglio, che metterà a disposizione importanti risorse per progettazioni, che interesseranno l’intero territorio, perché la sfida si vince, riducendo il divario fra Nord e Sud del Paese in piena collaborazione con le Regioni e le Autorità di Distretto Idrografico. Intervenire nella prevenzione del rischio idrogeologico costa meno e riduce i rischi per le vite umane; in questo, va valorizzato il ruolo dell’agricoltura, che non produce solo cibo, ma servizi ecosistemici, tra cui la manutenzione del suolo.“I progetti redatti dai Consorzi di bonifica ed irrigazione – conclude il Presidente di ANBI – rientrano a pieno titolo nella transizione ecologica per superare il paradosso italiano della presenza sia del rischio siccità che di quello alluvionale. Il 2020 si sta proponendo come l’anno più caldo del recente trentennio: per questo, è necessario superare la sindrome del Vajont, attuando un piano nazionale di invasi, perlopiù medio-piccoli, che aumenti la capacità di trattenere le acque di pioggia, riducendo il rischio idrogeologico e creando riserve idriche ed energetiche per i momenti di necessità.” (ph arch.Anbi).