Un ZGrant da 250.000 dollari dall’Agenzia federale – ufficio di ricerca navale della Marina degli Stati Uniti al Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Ateneo patavino per lo studio delle modificazioni fisiopatologiche negli apneisti. Il progetto “Breath-Hold Diving: mechanisms of hypoxemia and decompression stress” premiato dalla Office of Naval Research and Marine Corps americana è nato da due precedenti studi scientifici (2018 e 2019) del team padovano guidato di Gerardo Bosco, direttore del Master in Medicina subacquea e iperbarica dell’Università di Padova, consistenti nel prelievo di sangue arterioso con misurazione della composizione dei gas prima, in profondità, e alla fine di un’immersione in apnea a 40 metri. I risultati delle analisi effettuate hanno suggerito che gli apneisti subiscono drammatici cambiamenti nelle pressioni parziali dei gas nel sangue, raggiungendo valori di ossigeno criticamente bassi senza manifestare segni o sintomi.«L’obiettivo di questo progetto è valutare le modificazioni fisiopatologiche di chi si immerge in apnea attraverso misurazioni ematiche e cardiopolmonari da effettuarsi durante un’immersione e con lo sviluppo di nuove tecnologie impermeabili – ha spiegato Gerardo Bosco -. L’immersione in apnea diventa un modello per studiare la fisiopatologia cardiopolmonare in generale. I risultati di un progetto così impegnativo intendono chiarire gli adattamenti del corpo umano a condizioni ambientali ed ipossiche estreme. Lo studio della genesi dei microemboli e del possibile collegamento con l’infiammazione ci spinge verso implicazioni cliniche proprie della terapia intensiva e medicina d’urgenza quanto mai interessanti e necessari in questo particolare momento della nostra storia. Questo studio sulle modificazioni cardiopolmonari e infiammatorie – ha sottolineato Bosco al Bo live, giornale web dell’ateneo padovano – sarà perciò utile non solo per prevenire possibili sincopi legate al tipo di immersione, ma anche per chiarire ipotesi di microembolie da disbarismo». Gerardo Bosco coordinerà per i prossimi 2 anni – precisa una nota – gli sforzi di partner internazionali come le americane Duke University, University of South Florida e University of Maryland e della britannica St. Andrews a cui si affiancheranno il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Ateneo, il Centro di Medicina Iperbarica ATIP, DAN Europe Foundation, il Brain, Mind & Computer Science (BMCS) di Padova, mentre il luogo di immersione sperimentale sarà ancora la piscina Y 40 di Montegrotto Terme. Il team italiano che guiderà la pianificazione operativa, i prelievi e il monitoraggio cardiopolmonare con strumentazioni innovative è composto dal professor Gerardo Bosco, direttore del Master in Medicina subacquea e iperbarica, da Matteo Paganini, assegnista di ricerca dell’Università di Padova e specialista in medicina d’emergenza e urgenza, Giacomo Garetto anestesista del Centro medico iperbarico ATIP di Padova, Luca Martani, Master in Medicina subacquea e iperbarica e anestesista a Fidenza, e Danilo Cialoni (dottorato BMCS e DAN Europe). Il prof. R. Moon della Duke University e il prof. E. Camporesi della University of South Florida (USA) esploreranno ulteriori modifiche nelle composizioni di gas nel sangue arterioso nelle diverse fasi di un’immersione in apnea; il dr. McKnight dell’Università di St. Andrews (UK) valuterà l’ossigenazione del cervello con strumenti non invasivi; il prof. Thom dell’Università del Maryland (USA) analizzerà i campioni di sangue per rilevare eventuali modifiche delle piastrine e identificare le microparticelle, potenziali collegamenti con lo sviluppo della malattia da decompressione anche nelle immersioni ripetute in apnea. (ph Bo live/Unipd).