L’Italia, insieme a Francia e Giappone, rappresenta un’eccezione nel mondo del rugby perché, nonostante la comune tendenza degli sport moderni a globalizzarsi, la diffusione geografica di questa disciplina sportiva resta oggi strettamente legata a quello che fu l’impero britannico. Tra le regioni italiane, il Veneto è la terra dove questo sport ha radici più forti, ramificate in una fitta rete di club, piccoli, medi e grandi. Come mai in Italia, e nel Veneto in particolare, “l’ecosistema rugby” ha trovato un ambiente così fertile? Di questo e di molto altro si parlerà sabato 23 novembre nell’auditorium degli spazi Bomben di Treviso, città in cui il rugby vanta una lunghissima e gloriosa tradizione, legata soprattutto alla squadra del Benetton Rugby. La Fondazione Benetton Studi Ricerche, nell’ambito delle sue attività di studio e ricerca sulla storia del gioco e sulla complessità del sistema ludico, dedica infatti un’intera giornata alla Storia e attualità del rugby nel contesto veneto e internazionale, attraverso due momenti pubblici: in mattinata, dalle ore 9.30 alle 13, un convegno di studi con storici, filosofi, giornalisti, esperti della disciplina, e nel pomeriggio, a partire dalle ore 17, un incontro pubblico, in collaborazione con il Benetton Rugby, che coinvolgerà protagonisti del rugby trevigiano e nazionale, organizzato dopo la partita di esordio allo stadio Monigo di Treviso, nella Heineken Champions Cup, tra il Benetton Rugby e i Northampton Saints. «Per la prima volta» afferma Marco Tamaro, direttore della Fondazione Benetton, «si mescolerà l’anima “ludica” e insieme culturale della Fondazione con l’attività sportiva del mondo Benetton, e da questa combinazione potremo ricavare stimoli per il nostro lavoro di ricerca sulla generale storia del gioco». Amerino Zatta, pres.del Benetton rugby ha detto: “ci rende senza dubbio orgogliosi essere parte dell’inizio di questa interessante ricerca volta a scoprire le ragioni della relazione straordinaria venutasi a creare tra rugby e Veneto.Un amore nato tantissimi anni fa e che oggi è sempre più saldo».
Molti i temi che saranno al centro del convegno di studi del mattino, che analizzerà il “mondo del rugby”, attraverso vari sguardi, quali quello della storia, dell’economia, della sociologia, della psicologia, delle neuroscienze. Gherardo Ortalli, storico, professore emerito dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, responsabile scientifico del settore di studi e ricerche che la Fondazione dedica alla storia del gioco, metterà in evidenza “la lunga storia del rugby”, strettamente connessa ai Giochi di battaglia e ai processi di civilizzazione: «Per solida convenzione da sempre si tende a far partire la storia del rugby da quando nel 1823 in una partita giocata alla scuola di Rugby, città nel Warwickshire inglese, il giovane William Webb Ellis per la prima volta, dopo aver preso la palla con le mani, invece di lanciarla indietro o retrocedere (come allora era norma), corse in avanti a fare il punto» racconta Ortalli. «La vicenda è sempre ricordata e assunta come il primo passo decisivo nella storia del rugby moderno. In realtà l’evento fa parte della leggenda più che della storia, e avere individuato un momento di partenza per il moderno gioco/sport della palla ovale non deve far dimenticare come quell’evento sia in realtà solo un passaggio in una storia molto più lunga e risalente: quella dei giochi di forza, di coraggio, nei quali si consente un margine di durezza che è escluso in quasi tutti gli altri sport contemporanei. Il gioco attuale con le sue regole è l’esito di un lento percorso che ha accompagnato da sempre il continuo progresso delle civiltà».
Nicola Sbetti, storico, Università di Bologna, ricostruirà la storia e l’evoluzione del rugby nel quadro internazionale, cercando di rispondere al contempo a un quesito: come mai il Mondiale si disputa solamente dal 1987 e alle Olimpiadi il rugby è entrato in maniera regolare nel programma solo a partire dal 2016 e nella sua formula a 7? Il tutto senza tralasciare le tensioni fra dilettantismo e professionismo, l’emergere della pratica femminile e gli intrecci che si ebbero nel corso della storia fra il rugby e la politica. Umberto Curi, filosofo, Università di Padova, nel suo intervento Tra forza e violenza: il rugby racconterà, a partire da alcuni esempi di combattimenti virtuali del mondo antico, di come il rugby rappresenti il punto d’arrivo dell’approccio culturale greco-latino alla problematica della guerra. «Ciò a cui si assiste seguendo lo svolgimento di un match», spiega Curi «non è affatto manifestazione di violenza – come tale, intrinsecamente e irrimediabilmente irrazionale – quanto piuttosto l’esibizione della forza combinata con la razionalità. Il principale fattore discriminante fra l’una e l’altra è dato dall’esistenza di regole ben definite, alle quali i giocatori coinvolti si sottomettono senza eccezioni né contestazioni».
Luciano Ravagnani, giornalista e storico del rugby, e Gianluca Barca, direttore della rivista «Allrugby», rifletteranno sull’evoluzione del rugby veneto, italiano e globale, a partire da una constatazione: «Il Veneto è la regione trainante, la più vincente e la più rugbistica d’Italia. La Lombardia compete sul piano del numero dei praticanti, non dei risultati. La domanda è la stessa che ci si può porre per la piccola porzione del Galles (nel sud) piena di rugby o per la Francia tagliata a metà, soprattutto calcio al nord industriale e soprattutto rugby al sud agricolo. Non è facile spiegare perché, ma nel Veneto sicuramente è (è stato) il cosiddetto “campanile” a fare da lievito per questa genesi sportiva: le distanze chilometriche contenute, la rivalità fra le città di estrazione culturale diversa e altre specificità».
Infine Andrea Rinaldo dell’École Polytechnique Fédérale di Losanna, nonché nazionale di rugby, tre volte campione d’Italia con il Petrarca Padova, dirigente della Federazione Italiana Rugby, cercherà di rispondere a una serie di domande: Quali sono le condizioni necessarie per la sopravvivenza degli ecosistemi del rugby? Come opera la selezione naturale nel determinare la dominanza di alcune organizzazioni sportive e l’estinzione di altre? Esiste una legge economica che determini precisamente il successo sportivo? Rinaldo, a partire dalla sua esperienza diretta, entrerà poi negli aspetti più psicologici del gioco: i meccanismi di funzionamento della nostra mente nell’apprendere un gesto atletico, l’evoluzione della memoria e il suo ruolo nell’allenamento sportivo, la soggettività delle reazioni impermeabili a fatti che la ragione giudica incontestabili. Il convegno si concluderà con la consegna agli studiosi Andrea Baldan e Naomi Lebens del Premio Gaetano Cozzi per saggi di storia del gioco 2019, assegnato dalla Fondazione Benetton.

INCONTRO PUBBLICO, sabato 23 novembre, dalle ore 17
L’appuntamento pomeridiano, aperto da un intervento di Andrea Rinaldo, vedrà la partecipazione di diversi protagonisti del mondo del rugby, che, sollecitati dal giornalista Andrea Passerini, racconteranno la loro esperienza: Luciano Benetton; Amerino Zatta, presidente del Benetton Rugby; Carlo Checchinato, ex rugbista, direttore dell’area commerciale della Federazione Italiana Rugby; Fabrizio Gaetaniello, ex rugbista e Board Member di EPCR e Pro14; Marzio Innocenti, ex rugbista, presidente del Comitato Regionale. Gli incontri si svolgeranno nell’auditorium spazi Bomben, Fondazione Benetton Studi Ricerche, via Cornarotta 7, Treviso.
Ingresso libero. Info: Fondazione Benetton, 0422 5121, www.fbsr.it (foto Benetton).

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