Non meno di 8,5 milioni di metri cubi di legname a terra. Più di 42.500 ettari di bosco colpiti. Per quanto riguarda i danni alle foreste, i comuni interessati sono stati 494, situati principalmente in Trentino Alto Adige e Veneto, seguiti da Lombardia, Friuli Venezia Giulia e, solo marginalmente, Piemonte e Valle d’Aosta. Alla fine del 2018 la tempesta Vaia, caratterizzata da violentissime raffiche di vento combinate a piogge alluvionali, ha colpito il nostro Paese e ha aperto un dibattito sulle criticità che esistono nella gestione del rischio idraulico e idrogeologico in particolare sul territorio veneto. Ci sono, per cominciare, dei sistemi che consentano di prevedere gli effetti di una piena nel momento in cui questa si sta formando, limitandone le conseguenze?
Un gruppo di scienziati del dipartimento di Ingegneria civile edile e ambientale dell’università di Padova ha sviluppato un sistema modellistico denominato IMAGe (Interfaccia e modello per l’allerta e la gestione delle piene) capace di prevedere in tempo reale l’evoluzione degli eventi di piena e le conseguenze prodotte sui territori adiacenti ai corsi d’acqua principali.Monica Panetto ha scritto un testo-intervista sul Bo liv, il giornale web dell’ateneo di Padova. “Si tratta di un’attività nata in seguito agli eventi alluvionali che hanno interessato il Brenta e il Bacchiglione nel 2010 – ha spiegato Luca Carniello, coordinatore del team di studiosi –. Ciò che abbiamo elaborato è una piattaforma in grado di utilizzare, gestire e analizzare i dati provenienti dalla rete Arpav (come i dati di pioggia o i dati meteo) che consente di fare una previsione delle piene in una quindicina di minuti, coprendo un lasso di tempo di 72 ore”. Ciò allo scopo di divulgare a tutti gli enti e ai soggetti interessati, dai tecnici della protezione civile, ai geni civili fino ai sindaci, informazioni utili e necessarie per assumere le decisioni più opportune per fronteggiare un evento come un’onda di piena. Lo strumento, elaborato nell’ambito di una collaborazione tra Regione Veneto e dipartimento, è stato pensato per il bacino idrografico del Brenta-Bacchiglione e reso già in parte operativo presso il Centro funzionale decentrato della Protezione civile del Veneto con sede a Marghera. L’obiettivo a lungo termine è di estendere il sistema IMAGe a tutti i corsi d’acqua del Veneto. Ora, in particolare, ci si sta concentrando sul Piave, il fiume più sollecitato durante la tempesta Vaia.
Il team di tecnici che oggi si occupa dello sviluppo di questi sistemi nel dipartimento di Ingegneria civile edile e ambientale è composto, oltre che da Luca Carniello, da Giulia Passadore, Elena Crestani, Riccardo Mel e Daniele Viero. Gli scienziati sono in continuo contatto con i tecnici del Centro funzionale decentrato di Marghera, soprattutto nelle situazioni di emergenza, e stanno lavorando allo sviluppo del sistema che in prospettiva dovrà interessare l’intera regione Veneto. Su questi argomenti a Padova, nel corso della giornata di studio dal titolo La tempesta Vaia e la gestione del rischio, un momento di analisi e bilancio tra istituzioni e mondo della ricerca volto a individuare nuove strategie di gestione del rischio alluvioni. (nella foto, il Piave a Belluno il 30 ottobre 2018.fonte Bo/unipd).
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