Le manifestazioni del settore Teatro della Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta, dal 30 luglio al 9 agosto; il 43/mo Festival Internazionale del Teatro è diretto dal regista catalano Àlex Rigola. “Lo spirito di Biennale College – ha detto Paolo Baratta – permea sempre più i programmi di teatro e danza. Àlex Rigola somma festival e college mobilitando i migliori registi per una loro presenza come direttori di spettacoli e come programmatori di attività svolte con i giovani selezionati (lo scorso anno 164 tra i 1370 che hanno fatto domanda)”. Strutturato come un festival-laboratorio che ha fatto di Venezia il luogo di una riflessione sul teatro a più voci, il 43. Festival Internazionale si sviluppa in spettacoli – 13 in programma, di cui 9 in prima italiana – e si svolgeranno 18 laboratori. Con artisti, drammaturghi, registi, coreografi e compagnie di evidenza internazionale, che, nella diversità dei loro stili, sono espressione di un teatro che sente l’urgenza di raccontare il presente. C’è Christoph Marthaler, Leone d’oro alla carriera 2015, che inaugura il Festival con Das Weisse vom Ei/Une île flottante, in cui scardina le certezze del linguaggio e gli inganni della comunicazione nell’incrocio esilarante di tedesco e francese dei personaggi (il testo attinge a La polvere negli occhi di Labiche); c’è Thomas Ostermeier con la versione teatrale del celebre film di Fassbinder Il matrimonio di Maria Braun, amara parabola sul presunto “miracolo tedesco” del secondo dopoguerra (lo spettacolo è stato riallestito lo scorso anno per il Festival di Avignone); tra i partecipanti anche il più giovane Fabrice Murgia, Leone d’argento della scorsa edizione della Biennale Teatro, considerato cantore della solitudine urbana e delle angosce generazionali, che in Notre peur de n’être racconta gli hikikomori, giovani iperconnessi che vivono reclusi da ogni contatto col mondo. E ancora: Falk Richter, drammaturgo e regista per la prima volta in Italia, che in Never Forever, insieme alcoreografo israelianoNir de Volff, dipinge una società post-umana, percorsa da guerrieri metropolitani, individui in lotta per la sopravvivenza pronti a commettere atti estremi; la compagnia spagnola La Zaranda con El Régimen del Pienso che mette in scena l’alienazione del posto di lavoro; il teatro politico di Milo Rau con il suo International Institute of Political Murder che in Hate Radio ricotruisce la stazione della Radio-Télévision Libre des Mille Collines e le sue trasmissioni, strumento di una aggressiva campagna razziale che contribuì in maniera determinante al genocidio dei tutsi in Rwanda nel 1994; la regista brasiliana Christiane Jatahy, che come Richter arriva per la prima prima volta in Italia con la Biennale, riconduce un classico strindberghiano, Julia, ai nostri giorni facendo coesistere cinema e teatro, mondo reale e mondo virtuale; Antonio Latella con i tre monologhi MA, Caro George e A. H riuniti in una serata unica:un trittico sul ‘900 attraverso tre figure emblematiche (Pasolini, Francis Bacon, Adolf Hitler) che rappresentano anche tre differenti prospettive sull’uomo e sulla sua relazione con il mondo; Jan Lauwers e la Needcompany con The blind poet (in procinto di debuttare il 12 maggio al Kunstenfestival des Arts di Bruxelles) in cui, partendo da un visita nella moschea di Cordova denuncia le menzogne della storia e la manipolazione delle informazioni attraverso i secoli; Oskaras Koršunovas che trasforma i camerini degli attori nel palazzo di Elsinore per il suo Hamlet; mentre Romeo Castellucci e la Socìetas Raffaello Sanzio in Giulio Cesare. Pezzi staccati estrapolano dallo storico spettacolo realizzato nel 1997 i due monologhi di “…vskij” e di Marco Antonio, pezzi staccati del “dramma della voce alle prese con il potere retorico della parola”; la compagnia Agrupación Señor Serrano, Leone d’argento per l’innovazione teatrale del Festival, con A House in Asia che racconta una caccia all’uomo come fosse un western, una storia di indiani e cow boys: attraverso un dispositivo che mescola modellini in scala, video proiezioni, manipolazione dell’immagine in tempo reale e performance, la casa di Osama Bin Laden diventa il contenitore di tutte le scene dello spettacolo, dalla Casa Bianca alle praterie dell’Afghanistan. Va segnata inoltre la grande metafora sull’intolleranza e l’abuso di potere di El Caballero de Olmedo di Lope De Vega, un classico del siglo de oro, che Lluís Pasqual porta in scena con giovani attori cui danno spazio due compagnie di teatro pubblico, con un progetto parallelo al lavoro di Biennale College. Alle giovani compagnie italiane più innovative il 43. Festival Internazionale del Teatro riserva uno spazio (31 luglio e 1, 7, 8 agosto) al Teatro Fondamenta Nuove con Young Italian Brunch, che allude all’orario non canonico – le 12.00 – in cui si presenterà un assaggio del panorama nazionale, con il desiderio di renderlo visibile soprattutto a operatori e curatori stranieri. Le compagnie invitate sono: Collettivo Cinetico, Helen Cerina, Babilonia Teatri, Anagoor, spettacoli in un percorso che toccherà vari luoghi di Venezia. Oltre ai laboratori per La terra trema, ci saranno workshop condotti dagli altri registi presenti al festival: Oskaras Koršunovas, Christoph Marthaler, Thomas Ostermeier, Lluís Pasqual, La Zaranda e Romeo Castellucci. Tre i laboratori dedicati alla drammaturgia con i nomi di tendenza della scena internazionale: il primo a cura di Pascal Rambert (autore del fortunatissimo spettacolo Clôture de l’amour); il secondo di Yasmina Reza (nome che circola tra Parigi, Londra e New York, autrice dell’ultimo successo di Polanski, Carnage); il terzo curato da Mark Ravenhill.

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